All’inizio del XVI secolo il re francese Francesco I decise di conquistare il Ducato di Milano e le terre limitrofe. L’armata francese, forte di circa 55.000 uomini e di 70 enormi cannoni, attraversò le Alpi in un’impresa epocale che ricordò la traversata di Annibale nel 218 a.C.. L’itinerario prescelto li condusse lungo il Colle della Maddalena o di Argentera.
A Villafranca i francesi sorpresero e catturarono il comandante pontificio, Prospero Colonna, in un’audace incursione di cavalleria in profondità dietro le linee alleate. Quindi raggiunsero le rive del Lambro, a pochi passi da Melegnano.
Il loro arrivo colse di sorpresa gli svizzeri, che controllavano i colli del Moncenisio e del Monginevro che si ritirarono verso Milano.
L’esercito francese era costituito da Francesi, Lanzichenecchi, Balestrieri Guasconi, Baschi e Veneti, mentre a difesa del Ducato di Milano era presente truppa di 20.000 svizzeri, ben addestrati, anche se in netta inferiorità numerica.
Gli svizzeri riuscirono a prendere di sorpresa l’accampamento francese, impadronendosi di alcuni pezzi d’artiglieria e ferirendo Francesco I, ma la vittoria durò soltanto poche ore.
Infatti la mattina successiva i veneti di Bartolomeo D’Alviano, con un esercito di 12.000 uomini, presero alle spalle gli svizzeri, rovesciando l’esito della battaglia.
Fu un massacro.
Nello scontro persero la vita oltre 22.000 uomini, di cui 14.000 svizzeri.
Raffaele Inganni dal 1879 al 1893 è stato sacerdote del quartiere Zivido di san Giuliano Milanese, presso Melegnano, dove vennero seppellite le migliaia di vittime della sanguinosa battaglia. Nel suo scritto del 1889 “I Giganti di Marignano” Inganni raccontò le tappe della battaglia.
Nel luogo della vittoria francese sorse una cappella nominata ” Dei Giganti”.
Oggi Franco Valli, colonnello in pensione dell’esercito svizzero, racconta per sommi capi la cruenta battaglia di Melegnano che – afferma – “convinse gli svizzeri a non uscire più dai propri confini”.