Saronno – Tutto iniziò con De Pisis… e ancora, dopo trent’anni, è lo stesso artista a segnare una tappa fondamentale nella storia della galleria il Chiostro Arte Contemporanea”. Nel 1988 lo spazio espositivo aperto allora in via Carcano da Duilio Affanni, collezionista e padre di Marina alla quale da circa un decennio è affidata la galleria, inaugurava infatti, con successo una personale dedicata al maestro ferrarese.
“Fu un successo – ricorda la gallerista – che oggi si è ripetuto grazie alla collaborazione di Filippo Tibertelli, nipote di De Pisis. In mostra abbiamo alcune opere già esposte in quell’occasione affiancate da altre di qualità quasi museale, per lo più prestiti che grazie alla fiducia acquisita in questi anni siamo riusciti a raccogliere dai collezionisti e a presentare”.
Nel corso del trentennio la galleria si è aperta ad altri fronti e orizzonti guardando all’arte contemporanea e alla fotografia storica, senza però mai spezzare il legame con i maestri del ‘900. A tal proposito ha presentato progetti nei quali sono stati messi a confronto i due periodi e la fotografia a dimostrazione che nella storia esiste un filo che li lega, per motivi tematici o di ricerca. Come le opere di Andrea Facco, artista Veronese, che affiancano la piccola antologica di De Pisis.
” Facco – spiega la Marina Affanni – lavora sui grandi maestri con un approccio concettuale rivisitando gli artisti del passato con una visione che agisce sul linguaggio. Di De Pisis ha scelto l’opera “Il ponte di Narni dopo Corot” rivisitandolo con due diverse tecniche. In un’altra piccola tela invece ha ripreso, in modo quasi maniacale come fosse un falsario, la firma del maestro. Il dipinto è inserito all’interno di un’installazione composta da una sagoma vuota e collocato nella medesima posizione in cui De Pisis autografò il quadro originale. Una metafora con la quale evidenzia non solo quanto la firma oggi sia importante anche e soprattutto in questo settore, ma anche il vuoto dell’arte contemporanea che Facco cerca di riempire”.
Tornando alla mostra di De Pisis, curata trent’anni fa come oggi, dal critico d’arte Elena Pontiggia, le opere esposte accompagnano in quel suo racconto fatto di sottili e veloci tocchi di colore con i quali descrive figure e oggetti rivelando la fragilità e la precarietà del mondo e della vita. Luigi Filippo Tibertelli (Ferrara, 1896 – Brugherio, 1956), meglio conosciuto come Filippo De Pisis, è stato uno dei migliori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento. I suoi primi maestri sono stati Giorgio De Chirico e Carlo Carrà dai quali apprende influenze interpretandole senza perdere di personalità.
Nel 1925 parte per Parigi ma non sarà uno dei tanti italiani che segnano il cubismo o la pittura francese. “Lui che aveva alle spalle la scuola Ferrarese – prosegue il critico – riuscirà sempre a essere autonomo e a creare, negli anni successivi, una pittura che sembra fatta di piccoli tocchi di pennello, che qualcuno ha chiamato “stenografia”. In realtà è un insieme di segni che da l’idea della leggerezza e della fragilità di cui siamo fatti. De Pisis ci insegna che la bellezza ha un aspetto doloroso, drammatico perchè … finisce. Riesce a trasmettere la precarietà senza dimenticare lo splendore della natura che lui cercava più di tutti”.
Accompagna la mostra, che rimarrà in calendario sino al 21 dicembre, un catalogo con testi e racconti di Elena Pontiggia. Orari: da martedì a venerdì 10/12.30 – 16/18.30; sabato e domenica 10/12.30, pomeriggio su appuntamento. Chiusura 8 e 9 dicembre. Informazioni: Viale Santuario 11 – T. 02 962 2717 galleria@ilchiostroarte.it
E. Farioli