Conegliano (TV) – Periodo di vacanze, escursioni e conoscenze di luoghi e territori. Da nord a sud, dai mari ai monti, è bello scoprire lungo lo Stivale, scorci di paesaggi che si fanno inediti agli occhi di coloro che vogliono esplorare terre e orizzonti nuovi. Non occorre essere artisti per cogliere quelle essenze che solo i sentimenti riescono a esaltare. Così l’invito è quello di approfittare delle vacanze per concedersi escursioni ed esplorazioni, avventurarsi in nuovi percorsi alla ricerca delle meraviglie e dei capolavori della natura. Non solo. Ritagliarsi qualche piccolo spazio da concedere alla cultura e all’arte sfruttando l’occasione di trovarsi fuori città, per visitare mostre e far conoscenze con artisti di ieri e di oggi.

Un’esposizione da non perdere, ad esempio per gli appassionati delle alte vette é “Il Racconto della Montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento” allestita a Palazzo Sarcinelli di Conegliano
L’esposizione, terzo appuntamento del ciclo dedicato al paesaggio nella pittura veneta tra XIX e XX secolo, offre un percorso inedito tra le meravigliose Dolomiti, raccontato da artisti sedotti dal loro fascino.
La mostra approfondisce il tema della montagna che si presenta in forma significativa nella pittura italiana di veduta già a partire dalla metà dell’Ottocento, acquistando una sempre più decisa caratterizzazione tra la fine del secolo e i primi decenni del successivo grazie anche alle esplorazioni scientifiche e alla conquista delle più alte cime.
Accanto alle opere di celebri autori italiani e stranieri che hanno ritratto questi imponenti giganti rocciosi della natura, come Ciardi, Compton, Sartorelli, Pellis, Wolf Ferrari a Chitarin si possono ammirare anche suggestivi paesaggi alpini firmati da artisti meno noti. Oltre ai dipinti, la rassegna presenta una selezione di pubblicistica, cartografia, volumi, stampe, a testimonianza del crescente richiamo che il tema assume nella seconda metà dell’Ottocento.
Nel silenzio delle atmosfere sprigionate dai dipinti dove le grandi vette si concedono nelle loro forme e straordinarie cromie, gli artisti sedotti e “innamorati” le ritraggono, ognuno con personale linguaggio e stile.
Dal realismo e naturalismo di Edward Theodore Compton (1849-1921), Guglielmo Ciardi (1842-1917), Giovanni Salviati (1881-1951) al simbolismo e intimismo di Francesco Sartorelli (1856- 1939), Traiano Chitarin (1864-1935), Teodoro Wolf Ferrari (1878-1945), Carlo Costantino Tagliabue (1880-1960), Millo Bortoluzzi (1905-1995), Marco Davanzo (1872-1955), Giovanni Napoleone Pellis (1888-1962), che sperimentano l’effetto luminoso e cangiante delle cime innevate tra il Veneto e il Friuli.
In mostra, accanto alle più note tele di vette e distese innevate del triestino Ugo Flumiani (1876-1938), una serie dedicata all’interpretazione delle “viscere” della montagna con alcune inedite visioni del Carso, di cui l’artista coglie e ci restituisce incantevoli scenografiche grotte, fiumi sotterranei, stalattiti e profonde acque increspate. Un effetto di silenziosa sospensione affiora, invece, dai dipinti del bosnìaco-erzegòvino Gabriel Jurkić (1886-1974), che attribuisce nuovi valori simbolici e mistici al paesaggio alpino oltre il confine italiano.
Nel percorso una particolare attenzione è stata rivolta alle prime alpiniste donne, rappresentate dall’esperienza anticonvenzionale della trevigiana Irene Pigatti (1859-1937), tra le prime italiane alpiniste delle Dolomiti in un periodo in cui le scalatrici erano perlopiù straniere.
La mostra, che raccoglie opere proventinti da diverse collezioni private e pubbliche tra le quali l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, la Casa Cavazzini-Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine, la Moderna Galleria di Zagabria, rimarrà in calendario sino l’8 dicembre e potrà essere visitata nei seguenti orari: dal giovedì alla domenica 11-19.

E.F.