Tra cantieri, crolli e demolizioni – Che la città di Busto Arsizio stesse attraversando una fase di profonda trasformazione, questo lo avevamo capito da tempo. Negli ultimi mesi, infatti, abbiamo rivolto la nostra attenzione ai tanti cantieri che costellano il centro storico, monitorando i cambiamenti in corso: lo spostamento del Monumento ai Caduti, l'abbattimento di parte dell'antico abitato di Via Solferino, il lento recupero di via Matteotti, ognuno dei quali non ha fatto a meno di suscitare dibattiti e polemiche in merito. Ma proprio in questi giorni sembra essersi aperto un nuovo fronte: un altro stabile d'epoca, infatti, vede a rischio la proprio sorte. Si tratta della Casa del Popolo in via dei Mille, per la quale, in questi giorni, si sta assistendo ad una mobilitazione generale da parte di numerosi cittadini.
I firmatari – I primi a far sentire la propria voce sono stati alcuni eminenti esponenti del mondo dell'architettura e della cultura cittadina, che hanno presentato una petizione in data 22 dicembre 2010 (firmatari: dott. Carlo Magni, avv. Vittorio Celiento, avv. Dario Baragiola, dott. Ettore Ceriani, dott. Gilberto Squizzato, dott. Antonio Tosi, sig.ra Cetti Fava, dott.ssa Marisa Ferrario Denna, dott. Vittorio Parasole). Al coro di protesta si sono poi uniti i giovani dell'associazione culturale 26per1 e Sergio Barletta in rappresentanza di Sinistra ecologia e libertà. A far scattare la scintilla sarebbe la prevista demolizione dello stabile, risalente alla fine dell'800, recentemente venduto a società privata da Agesp Servizi, l'azienda municipalizzata di Busto Arsizio, per la costruzione di un nuovo complesso residenziale, con il beneplacito dell'amministrazione comunale.
della Casa del Popolo
Popolare e un Teatro, quest'ultimo inaugurato il 7 dicembre 1906 con la rappresentazione dei ‘Tristi amori' di Giuseppe Giocosa da parte della Scuola di recitazione ‘Paolo Ferrari'. Iniziò una lunga collaborazione con questa compagnia teatrale bustese, che presso il Teatro del Popolo tenne pure una scuola di recitazione, oltre a numerosi ed interessanti cartelloni. Il Salone ospitò altresì balli popolari, serate musicali, assemblee, conferenze, fino alla sua chiusura, avvenuta nel 1923.