Da poco più di un mese è disponibile il bando della Fondazione Cariplo che si rivolge alla seconda fase del progetto "distretti culturali". Negli intenti della Fondazione, l'orientamento attuale nel settore Arte e Cultura è quello di individuare delle aree del territorio lombardo, provincia per provincia, geograficamente omogenee e, dal punto di vista del patrimonio culturale, fortemente connotate e dunque capaci di svilupparsi in "distretti".
La prima fase, uno studio di pre-fattibilità affidato al Politecnico di Milano, sotto la responsabilità di Stefano Della Torre, docente di Restauro architettonico, si è conclusa e ha dato risultati che, per la provincia di Varese, vale la pena di commentare. Con la premessa, piuttosto scontata, che "…Il territorio della Provincia di Varese risulta fortemente caratterizzato da alcuni fattori geografici e storici che ne hanno condizionato lo sviluppo e le trasformazioni nel corso dei secoli…", lo studio rileva in sostanza una situazione di squilibrio tanto nel territorio provinciale – tra pianura urbanizzata e valli prealpine spopolate (!) – quanto nella città-capoluogo – costituita da un aggregato di realtà differenti e incapace di polarizzare a sè, ad esempio, l'asse viario del Sempione.
In questo quadro di partenza piuttosto svantaggiato tuttavia si sono ugualmente riconosciute tre aree nelle quali potrebbero configurarsi dei distretti culturali: il Lago Maggiore, Varese con il Seprio, il Sempione. Se la prima area non può stare da sola, ma deve svilupparsi insieme alla più fortunata sponda piemontese e alla porzione elvetica dell'Alto Verbano, nella comune dipendenza dal lago, la terza dovrà coordinarsi con la parte milanese, in un'unica non lontana "città diffusa", sviluppatasi e da sviluppare sotto le ali della Malpensa.
Rimane, insomma, Varese con i suoi dintorni e monumenti di pregio – il Sacro Monte su tutti – ad alimentare speranze "distrettuali" tutte varesine, con l'appendice del Seprio, isolata e non adeguatamente valorizzata nelle sue eccellenze, da collegare maggiormente al capoluogo. Per le valli prealpine, non ci sono molte speranze se "…presentano un patrimonio culturale meno consistente che non sembra sufficiente a caratterizzare adeguatamente un distretto culturale….".
L'indagine sul territorio svolta dal Politecnico, comunque, avrebbe fotografato la realtà esistente e segnalato, come "candidati" particolarmente dotati per i distretti, situazioni geografiche quali Alto Lario, Valsassina, Valtellina e Valchiavenna, dall'identità spiccata ma dal patrimonio culturale non certo più di altri meritevole di attenzione. Il criterio che ha mosso la selezione, alla fin fine, sfugge, e parrebbe privilegiare aree della regione soltanto, per il momento, "sottosviluppate" dal punto di vista della promozione culturale.
Comunque, lo studio preliminare non è vincolante e la Cariplo intende finanziare progetti di distretti e quindi i distretti culturali stessi per 40 milioni di Euro, in una logica pluriennale di intervento. Il bando in scadenza il 18 maggio mira a selezionare le più efficaci proposte di studi di fattibilità operativa rivolti a creare e sviluppare distretti culturali. Studi che vanno elaborati nell'arco di massimo 18 mesi.
Una terza e ultima fase procederà, tra i piani proposti, a finanziare la realizzazione di quelli ritenuti più idonei. Enti pubblici e privati, cooperative e imprese operanti nel vasto mare della cultura dovrebbero seriamente valutare questa opportunità, con progetti mirati che nascano dalla reale "qualità" e dotazione del territorio. Varese non è da meno delle altre province lombarde, anzi.
La Cariplo, che non si accontenta più di fungere da semplice sponsor, con questo piano finanziario vuole mutare il "paradigma" per lo sviluppo del territorio, muovendo dalla cultura. Una fondazione bancaria diviene così soggetto attivo di politica culturale, in una logica mutuata dal modus operandi europeo, trasferita su scala regionale. E' una linea cui anche il governo nazionale guarda con interesse, ma con molte incognite, a partire forse dal fatto che l'azione della Cariplo mette a nudo le carenze e le latitanze della politica culturale delle pubbliche amministrazioni. Anche nella virtuosa Lombardia.