«Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere… un Islam moderato, domestico, non quello radicale.»
L’autore Iraniano Kader Abdolha oggi vive il Olanda e “La casa nella moschea” è stato votato dai lettori come il secondo miglior libro scritto in lingua olandese.
Leggerlo rende la ricchezza della conoscenza e la giusta considerazione per l’Islam, quello moderato, quello che ha dato vita alla seconda religione monoteistica più diffusa sul pianeta.
“Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Invece Egli travia chi vuole e guida chi vuole.” ( Sura An-Nahi.)
Kader narra in modo poetico, l’emozione, la follia, la speranza e la consapevolezza di come tutto possa evolversi e cambiare in modo drastico per via delle ambizioni e le paure di donne e uomini che non conoscono cosa sia l’amore e nemmeno il proprio Dio.
Lo fa in ogni virgola, nelle spaziature perché l’autore riesce a dare al proprio lavoro un’unica voce.
Le vicissitudini di un Paese, di un’intera famiglia e dei suoi componenti viaggiano nell’arco di tempo che va dallo sbarco sulla luna alla fine della guerra in Iraq, dal regime dello scià al post Komeini.
Il personaggio principale è Aga Jan l’erede e custode della moschea costruita dalla sua famiglia nella città di Mashhad generazioni addietro.
Le giornate all’interno dei cortili della Casa scorrono nella semplicità di affrontare le gioie e le avversità come prove di vita.
Uno dei figli è nato con delle insufficienze mentali e occupa il proprio tempo costruendo vasi e ciottoli di terracotta occupando stanze e cantine.
Lui è una benedizione, un segno d’amore voluta da Allah il Compassionevole perché la sola ricchezza economica offusca la verità agli uomini e li allontana dall’unica Via.
I vasi e le ciotole sono gli abbracci e le parole del ragazzo e meritano di essere custodite.
Questo è il credo di Aga.
L’altro figlio vive a Teheran ammaliato dalla mentalità occidentale tanto da giungere alla moschea con una donna occidentale a cavallo di una Norton.
La tolleranza è un dono, così l’accoglienza e la ricchezza dovuta al lavoro per la costruzione dei più preziosi tappeti del mercato è la giusta cornice per una famiglia sempre prodiga ad aiutare il prossimo e diffondere il Verbo dell’Amore.
Tutto cambia quando l’unica figlia sposa il giovane studioso del corano venuto da Teheran per comprendere la gestione politica dei fedeli e delle finanze che prosperano nel mondo religioso e nella moschea della seconda città più importante dell’Iran.
Non esiste tolleranza nel pensiero del giovane religioso, la lotta contro il demone occidentale che sorregge la depravazione dello scià è intollerabile, le parole del nuovo imam Komeini sono il nuovo che avanza e la generosità da parte dei custodi della moschea a chiunque non si allinea alla politica rivoluzionaria non è più accettabile.
Il Paese necessita di uomini e donne forti e dopo la morte del marito la sorella di Ana Jan abbraccia con la violenza della rivincita di chi non è mai, a parere suo, stata presa in considerazione la nuova dottrina che farà piombare l’Iran negli anni bui di uno stato intollerante e teocratico.
Ascolterete il passaggio dalla poesia dei tessitori mentre osservano i colori del piumaggio degli uccelli per ordire le trame dei bellissimi tappeti ai riverberi delle fucilazioni in pochissimo tempo.
Leggere è viaggiare. Buon viaggio.
Kader Abdolha – “La casa nella moschea” (Iperborea, pp. 512, Euro 18,50)
Castrenze Calandra