Ghemme – Nel corso della storia dell’umanità catastrofi e pestilenze si sono succedute con cicliche cadenze provocando lutti e disastri di differenti entità lasciando purtroppo immemori coloro che le avevano provocate oltre coloro che non ne erano stati intaccato in prima persona.
Neppure l’attuale situazione pandemica ci ha risparmiato comportamenti da parte di politici che hanno dato il peggio di sé mettendo in scena squallidi siparietti da “mascherina no, mascherina forse, mascherina si”.
L’oggettività dell’articolo in questione ci impone, come nei romanzi d’appendice dell’800, di fare un passo indietro, anzi molto più indietro.
Al fine di scongiurare l’incedere dell’epidemia di peste presente sul territorio del novarese, la comunità di Ghemme decise, con il voto del 7 settembre 1631, di realizzare la chiesa di San Rocco, descritta per la prima volta nel 1618 “come un piccolo oratorio con il tetto all’interno coperto di tavole di legno”.
La somma fissata per l’ampliamento e la costruzione dell’edificio dedicato al Santo, protettore degli appestati, viene fissata in 50 scudi d’oro, con l’apporto della vendita di una vigna da parte del parroco
Don Antonio Abbatino.
Nei decenni successivi si susseguirono nuovi lavori e continue manutenzioni sino a giungere, un secolo dopo, alla messa in posa della sacrestia.
Inoltre una donazione di 42 lire, permette di dotare la chiesa di un piccolo campanile.
Nel 1819 viene dipinta sopra l’altare la Madonna Santissima con San Rocco.
Il tempo, come è sua natura, scorre.
Durante la guerra del 15-18, in occasione delle manovre che si tengono nella Baraggia di Rovasenda, la chiesa viene confiscata divenendo dormitorio e ricovero per muli.
L’edificio ad aula unica situato in Piazza Castello presenta una facciata in cotto, con ampio portone d’ingresso ed è corredata ai lati da due finestre “ad orandum”, mentre li accanto svetta una piccola torre campanaria.
Varcato l’ingresso si scorge nei pressi dell’altare, la statua del Santo proveniente dal convento francescano (XVIII sec.) di Novara.
Di particolare pregio la tela del pittore valsesiano Lorenzo Peracino con Madonna e Santi Francescani.
A tale cospetto appare il prezioso altare ligneo in radica di noce e il tronetto processionale disegnato dall’Antonelli nel 1860 e scolpito da Francesco Sella che fu direttore del laboratorio Barolo di Varallo Sesia.
La realizzazione si deve al merito di Francesco Stoppani, benefattore ghemmese che permise inoltre la costruzione dello scurolo della Beata Panacea, utilizzato per la prima volta nel 1860 per la processione della madonna del Rosario.
Ghemme (NO) – Chiesa di San Rocco, Piazza Castello
Mauro Bianchini