Arte e realtà – In più occasioni si è avuto modo di vedere e comprendere la partecipazione e l'intensità del lavoro artistico di Raphael De Vittori Reizel. La scultrice dedica da tempo il suo impegno artistico al ricordo della Shoah, di tutte le guerre, di paesi e mondi differenti dal nostro e spesso in situazioni difficili. In occasione del 60° anniversario di Israele, Raphael espone alcune sue opere ad Alessandria e a Milano.
'Oy, oy, oy' – Un Festival che coinvolge alcune località piemontesi, e che ha come epicentro Alessandria. Un incontro tra religioni e realtà molto differenti. ll Monferrato è stato da sempre una di queste zone di scambio e di ospitalità. Le sinagoghe sparse per città e cittadine ne sono uno splendido ricordo. Tempi passati resi noti annualmente con un festival, quest'anno organizzato dal 9 al 25 maggio. Manifestazioni, incontri, dibattiti, mostre, concerti, nel sesto decennale della nascita dello stato ebraico.
Opere nella sinagoga – E nella sinagoga, hanno trovato posto i lavori di Raphael De Vittori Reizel. L'artista presenta 'L' angelo della morte passa dal ghetto', scultura in bronzo dalla forte carica emotiva. Accanto a questa, 'Il violinista sul tetto', opera ispirata all'omonimo film del 1971 in cui si narra la storia di una famiglia ebraica di un villaggio della Russia degli Zar, costretta ad emigrare in America a causa dell'antisemitismo. Intanto è in corso da domenica 11 maggio un'altra mostra, una personale dal titolo 'Gli uomini del libro'. Per occasione
Raphael De Vittori ha voluto riproporre l'opera cardine della mostra che l'artista ha esposto in passato a Laveno Mombello. "Un grande libro di terracotta con la scritta Jacord, Ricorda in ebraico – spiega l'artista – riportata con altre parole e simboli di questa religione. Quest'opera sottolinea l'importanza che hanno le scritture nel far sopravvivere Israele".
Testimonianze a Milano – Raphael ha partecipato anche alle manifestazioni per i festeggiamenti di Israele a Milano, in particolare ha presentato alcune sue creazioni nel Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco. Non a Torino, dove forse si è manifestata con più virulenza una soglia molto bassa di tolleranza verso la cultura e la società ebraica. "Fortunatamente – ha commentato l'artista – la civiltà è diversa da quello che cammina sulle strade".