La magia comincia già quando si aprono i vetri scorrevoli all’uscita dell’aeroporto: ormai la riconosco, quella peculiare sensazione sulla pelle che mi fa assaporare immediatamente il luogo in cui mi trovo.
E’ una questione chimico-fisica: La densità dell’aria è il rapporto tra la massa e il volume occupato. L’aria, come ogni gas, è un fluido facilmente comprimibile, per cui densità e pressione aumentano all’aumentare del peso della colonna soprastante. La densità diminuisce quindi con la quota. Ed è anche inversamente proporzionale al grado di calore, poiché riduce il suo volume al decrescere della temperatura stessa.
Inoltre è sufficiente che pochi miliardi di molecole raggiungano le mucose nasali per reagire chimicamente con i nostri recettori e farci avvertire odori e profumi. Per ottenere una buona diffusione molecolare, il sistema però non deve trovarsi in equilibrio, come tutte le mie mete nel mondo sanno essere.
Anche ad occhi chiusi potrei riuscire a capire dove sono atterrato, senza conoscere la destinazione del volo. Il caldo abbracciante della foresta equatoriale, l’ambiente carico di quel sapore denso del subcontinente indiano, il caos sudato, intricato e strepitante di una capitale asiatica, il secco terso e fisso del deserto in Medioriente, l’aria subito frizzante del nord Europa, l’aroma vigoroso di un’isola agrumata del Mediterraneo, l’atmosfera leggera e rarefatta dell’altopiano del Tibet.
Appena varco i vetri annuso l’aria. Difficilmente mi posso sbagliare: oggi siamo arrivati in Africa Centrale.
Ivo Stelluti, Il Viaggiator Curioso.
Aeroporto di Dar es Salaam (دار السلام, in arabo “Casa della Pace”), Tanzania,
26 dicembre 2015