“Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare”. E’ una delle scene più drammatiche della Passione di Cristo che tanti artisti hanno interpretato e immortalato nei numerosi capolavori che si possono ammirare nelle chiese e nei musei. Tra questi, solo per citarne alcuni perchè l’elenco sarebbe infinito, i noti dipinti di Pier della Francesca (1453-visibile a Urbino alla Galleria Nazionale), di Caravaggio, (1607 -a Capodimonte, Napoli) e di tanti altri artisti che hanno lasciato testimonianze molto interessanti nel nostro territorio, come per esempio, Pier Francesco Mazzucchelli detto Morazzone che nel 1609 affrescò la settima cappella al Sacromonte di Varese dedicata a questo episodio.
In queste settimane che precedono la Santa Pasqua, la storica e critica dell’arte Lara Scandroglio ci accompagnerà tra i dipinti di differenti maestri che hanno dedicato le proprie opere alla Passione di Cristo fino alla Resurrezione.
Apriamo questo appuntamento con l’episodio della Flagellazione, di Caravaggio. Intanto costruiamo la scena.
La flagellazione, era un castigo, una punizione riservata alle classi più umili, agli schiavi e precedeva la Crocifissione. Lo strumento di “tortura”, chiamato appunto “flagello”, non si limitava a essere una semplice frusta: si componeva infatti di tre cinghie di cuoio alle cui estremità c’erano nodi, sfere metalliche, pietre o addirittura uncini. Possiamo immaginare che colpo, dopo colpo, la pelle della vittima veniva solcata con lacerazioni che spesso si aprivano fino a far vedere le ossa.
Nel pretorio di Pilato Gesù, legato a una colonna, ricevette 39 frustate, quaranta era il massimo consentito dalla legge mosaica che i romani si pensa rispettassero. Non dimentichiamo infatti che dopo la “sentenza” di Pilato Gesù fu afficato ai soldati romani.
Per circa un’ora (dicono gli storici) Cristo fu sottoposto a questo supplizio tra le grida, gli insulti e la ferocia dei suoi indiavolati aguzzini . Gesù non si ribella. Resiste ai colpi. La scena è a dir poco drammatica. Immaginiamola… Come ha potuto un essere umano sopravvivere a tanta crudeltà? A cosa o a chi pensava Cristo in quel momento? Al Padre in quanto figlio di Dio o alla madre in quanto uomo? Queste domande e tante altre, oltre ai testi del Vangelo, saranno state alla base dei pensieri e soprattutto dell’ispirazione dei tanti artisti che hanno saputo illustrare la scena con tutta la tensione cromatica e la drammaticità del momento. Intanto fuori dal pretorio, (sempre a detta degli studiosi) un pallido sole nebuloso si stava preparando a spegnersi. Mentre dentro, il rosso del sangue copriva il pavimento.
Tornando ai capolavori che rappresentano l’episodio della “Flagellazione”, al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli si può ammirare la grande opera di Caravaggio, eseguita tra il 1607 ed il 1608. Qui l’artista ha saputo trasmettere il dolore, fisico e spirituale, attraverso la luce, segreto dei suoi capolavori, che illumina il Cristo lasciando in penombra i suoi carnefici dagli sguardi torvi e sprezzanti.
Pennellate di dolore che raggiungono il cuore e la sensibilità degli osservatori…
E. Farioli