Milano – Spazio d’Arte Scoglio di Quarto ospita, fino al 28 febbraio, la mostra di LeoNilde Carabba intitolata “La luce del nero”. La luce diviene sinonimo di festa e vita, un segno che anticipa l’ignoto, un metaspazio dove l’artista, (Monza 1938) trova una nuova armonia cosmica.
006_A_LeoNilde-Carabba_2024_Allbero-de3lla-Vita-sul-Pianeta-Azzurro_Luce-Diurna_50-cm.-di-Diaqmetro-300x300La sua arte esplora il concetto della luce che emerge dal nero, nel rapporto tra spirito e materia, scienza e magia, in un sorprendente gioco spazio-temporale. L’esposizione, a cura di Jacqueline Ceresoli mette in luce Carabba, una pioniera della Light Art, attivista femminista degli anni ’70 e cofondatrice della Libreria delle Donne di Milano.

Unica artista italiana di orientamento junghiano, che esplora le ricerche esoteriche e sperimenta la luce fosforescente usando i colori come strumenti per una ricerca interiore, Carabba esordisce nel 1964 nell’ambito dell’astrazione geometrica, esponendo l’anno successivo a Caravate (Varese) con Fontana, Munari e altri artisti, all’insegna di una ricerca artistica sempre in continua evoluzione. Opere che riflettono un percorso simbolico che parte dal buio per giungere alla luce, tema ricorrente in questa mostra, dove il cerchio diventa simbolo di perfezione e di incontro tra maschile e femminile.

Il suo nome, Leo (maschile) e Nilde (femminile), suggerisce un “matrimonio mistico” che unisce due entità diverse in una trascendenza esoterica, dove la luce diventa un cammino di elevazione spirituale.

006_C_LeoNilde-Carabba_2024_Albero-della-Vita-sul-Pianeta-Azzurro_50-cm.-di-Diametro_Buio-Totale-1-300x300Nei lavori esposti, realizzati dal 2021 al 2024, la brillantezza del nero nasconde il significato originario del buio, luogo dove l’immaginazione prende vita, mentre l’ingegno dell’artista si manifesta attraverso forme spesso inscritte in un quadrato, ma non dipinto, con l’uso di colori fosforescenti che portano la luce a emergere dal buio. In mostra, tra le opere più recenti, un ciclo di lavori “steineriani” appartenenti alla serie delle Black Light Paintings, gruppo fondato nel 2015 da Gisella Gellini, Gaetano Corica e Fabio Agrifoglio. Qui Carabba esplora la rifrazione della luce con microsfere di vetro, creando superfici luminose che rispondono in modo diverso a seconda della fonte di luce che le illumina. E’ inoltre possibile ammirare i suoi “buchi bianchi”, un omaggio a Lucio Fontana dove astrattismo e spiritualismo si incontrano per indagare nuove dimensioni spaziali.

Carabba si ispira anche al movimento spiritualista modernista, in particolare al lavoro della pittrice svedese Hilma af Klint, sfidando il canone razionale della modernità. E se nel pensiero biblico e religioso la luce è spesso simbolo del divino e il buio del male, i “buchi bianchi” di Carabba celebrano l’oscurità come il luogo primordiale da cui nasce la luce ammantata di fascino.

La mostra è visitabile sino al 28 febbraio da martedì a venerdì dalle 17 alle 19.

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