Terza tappa del viaggio nell'archeologia comasca, è la volta della città di epoca romana, "Novum Comum", nuova perché distinta dalla vecchia Como, quella di epoca celtica.
Infatti le lotte fra Roma e le tribù insubriche fra III e II secolo a.C., si conclusero con la vittoria dei Romani e la progressiva romanizzazione dei Celti. Proprio allora si sentì la necessità di creare una città avamposto nella regione padana, dove già esistevano Piacenza, Cremona e Milano, in direzione dei valichi alpini, Como. Secondo la tradizione fu lo stesso Giulio Cesare a volere la fondazione, nel suo viaggio verso la Gallia.
La Como romana si nasconde, o forse no, nella città moderna. Il centro storico di Como, se visto dall'alto, o semplicemente percorso a piedi, mostra una struttura ortogonale, regolare, con strade che si intersecano formando angoli retti. Si tratta proprio della struttura tipica delle città romane, costruita cioè su due vie principali, cardo e decumano massimo, identificabili con via Cantù e via Indipendenza.
Sono gli scavi archeologici a portare alla luce tratti di Como romana: per esempio le mura, emerse in via Carducci, corso Vittorio Emanale e addirittura nell'area del duomo, ma soprattutto ricalcate dalle mura attuali della città, costruite in epoca medievale.
Proprio dove ora sorge Porta torre infatti esisteva la Porta Pretoria di Como, l'ingresso principale alla città, caratterizzata, a modello per esempio della porta di Aosta, da due torri poligonali ai lati e all'interno da due passaggi, l'uno pedonale e l'altro per i carri, e dotata da una vera e propria saracinesca, per chiudere l'accesso in caso di guerra. In epoca augustea, grazie alla pace
diffusa in tutto l'impero, la porta perse funzione difensiva, divenendo soprattutto un elemento decorativo.
La zona forense, il cuore della città, non è stata ancora ben messa in luce dagli scavi, ma si ipotizza l'area corrispondente alla chiesa di S.Felice, all'interno della quale è conservato come acquasantiera un capitello. Sempre in centro città, in Via Volta, si trovano riciclate in una costruzione moderna, colonne di epoca romana, probabilmente in opera in un edificio sacro o funerario.
Non ci sono però testimonianze dirette di templi, unica attestazione certa un tempio del Sole, ricordato da una iscrizione dedicatoria, molto tarda. Caratterizzavano la città edifici da spettacolo, un teatro o un anfiteatro, nella zona di Via Vittani, dove scavi archeologici hanno messo in evidenza muri radiali, cioè i muri a raggio su cui poggiavano le tribune.
Infine, il lago: all'epoca raggiungeva un livello maggiore, se, come sembra, possono essere identificate come strutture portuali tre muri paralleli, evidenziati in Piazza Cacciatori delle Alpi. Fuori dalle mura, altri edifici: le terme, in Via Lecco, recentemente valorizzate e musealizzate, e il complesso di Via Benzi, composto da una biblioteca e da una stazione di servizio. Sempre fuori dal centro, le ricche domus, un po' più in collina, con una splendida visuale sul Lario.