Antiquariale? Non scherziamo – Recandoci a Villa Panza per una temporanea su Giorgio Morandi, attraversando una Varese non più arrotata dai Mondiali di un ciclismo inquinato ed inquinante (più le auto e le moto al seguito che i ciclisti in gara…), ad un incrocio, uno dei pochi rimasti tra le infiorate rotatorie, incrociamo "Bicycle Race" dei Queen, sparata a tutto volume dal finestrino di un'auto ferma al semaforo e agli anni '80 del secolo scorso. Di Morandi ('messaggio in bottiglia', " Message in a bottle " con i Police…) rimane la qualità pittorica meta-storica: tutto il resto, sopra ed intorno a Morandi, è cronologia, datata epocalità, polvere (incluso chi ritenesse superfluamente "antiquariale" una simile mostra). E' qui "nuovamente antica" la pittura!
Tremendum – Tra i sei minuti di un'accumulazione psicoacustica in un ambiente vuoto di Michael Brewster ("Aerosplane", 1993) ed un quadratino di cielo di James Turrel (due delle ‘stelle' nelle stalle del Conte Panza di Biumo), una "Natura morta" di Morandi del 1963-'64 : 'stante' in distanza e 'andante' da vicino; quadro quadrato onto-dinamico, dove il tracciato in divenire delle pennellate prive d'ogni illusionismo prospettico, si serra in una solidità imperitura non appena ci si allontana di qualche metro da questa minuta superficie così tremendamente densa d'essenzialità retinica: un tremendum tale da contenere le estensioni-espansioni lumo-cromatiche di un Rothko; profondo cortile quello di via Fondazza, a Bologna-Bononia, tale da includere tutte le praterie del Nord America ed anche un po' di Pampas
argentina (quella di Fontana…). Intuitivamente in questo Morandi estremo, Eraclito e Parmenide coincidono là dove il millenario nichilismo li scisse tra Essere e Nulla: qui il nulla è pur sempre qualcosa che è e che per Essere diviene, dinamicamente. Essere dinamico: 'infinità in atto'; essere statico: nichilistica 'infinità in potenza', indefinita, esteriore. Anche Hegel può servire per chiarire cosa intendiamo per onto-dinamismo.
Il Piano Marshall – PS. Qualche considerazione sulla Pain(t), da parte di uno nato nel 1964 (anno della morte di Morandi): da quel ‘64, da quando sono nato, la pittura viene confusa col ‘trovarobato' (Bob Rauschenberg al teatro Fenice di Venezia, con Cunningham e Cage, per le scene di "Story"). La storia è questa: dalle egizie "mummie inscatolate", alle "scatole mummificate" di "Early Egyptians"; il resto è un premio politico per la pittura, per la pain(t) , alla Biennale veneziana di quello stesso anno. Da allora viene proclamato e propalato il 'Piano Marshall' della confusione! Una confusione in cui Lawrence Carrol (altra 'stella' nelle stalle del Conte ), col suo 'frammentismo scatolare', può anche consentirsi e consentire di considerarsi e d'esser considerato un… morandiano.
Sommo atto critico – C'era una volta l' America: quella che scopriva Morandi prima della nostra critica; e soprattutto c'era una volta un collezionismo non solo amico dei collezionati, non solo mecenatesco, ma per il quale l'atto dell'acquisto de facto costituiva un sommo 'atto critico': magari 'acritico', per la critica, ma certamente migliore di una critica sempre più scriteriata, seminatrice di confusione e portatrice di sterili contraddizioni, oggi giunta al suo acme di autoreferenziale scriteriatezza.
La mostra che fa sistema – Mostra questa su Morandi ed il suo collezionismo, curata da una serissima Anna Bernardini, in controtendenza rispetto a moltissime altre in circolazione; mostra che fa sistema nazionale ed internazionale, ponendosi anche in equilibrata sintonia con i mercati (sub e fuori asta), attualmente troppo demonizzati proprio da coloro che ne posero le basi; forse non sarebbe piaciuta al Francis Haskell de "La nascita delle mostre" (tradotto da Federica Armiraglio del FAI per Skira e presentato a Palazzo Reale in Milano da Carlo Bertelli e Nicholas Penny, direttore della National Gallery di Londra, pochi giorni orsono); ma a chi non tollera più 'disonestà intellettuale' unita ad 'ipocrisia nullafacente' piace eccome: soprattutto in questa Provincia dove, a "chilometro zero", ci sarebbe moltissima cultura slow visiva e non da promuovere (oltre al food), cari i miei assessori al "marketing territoriale"! Evviva l' Insubria (quella viva).
P.PS. I "colori mai visti" dal Morandi sul punto di morire? Di lì a pochi anni, sonori : deep purple e pink floyd, con molto blues come base… .