Domenica 5 maggio dalle 16.00 alle 18.00 sarà possibile visitare la chiesa della Madonna della Neve di Cislago posta in località S. Maria Iniziata in via Cascina S. Maria/ via Magenta a cura della Proloco di Cislago.
Catalizza l'attenzione dei visitatori l'altare barocco con al centro la Madonna incinta; una delle trenta conosciute in tutto il mondo e l'unica posta sull'altare maggiore di una chiesa. Il prototipo dell'immagine della Madonna del parto risale all'epoca paleocristiana e si trova esattamente a Roma su un arcosolio del Cimitero Maggiore.
Questa immagine del IV secolo rappresenta la Vergine in posizione di orante con il Cristo bambino dinanzi al petto ed è il più antico tentativo pervenutoci di raffigurare la maternità di Maria come soggetto isolato.
Date le violente controversie cristologiche e mariologiche sorte da numerosi movimenti ereticali, nel 431 durante il Concilio di Efeso, venne proclamato il dogma della divina maternità di Maria. Lo schema adottato nella Madonna orante del Cimitero maggiore divenne l'emblema iconografico della dottrina ufficiale ortodossa, secondo la quale Cristo e Maria erano "una sola carne".
Da esso discenderà una delle iconografie più diffuse nei territori influenzati da Bisanzio: quello della "PLATYTERA"(= più ampia dei cieli) che raffigura la Vergine orante col Bambino racchiuso in un disco.
L'espediente simbolico dell'effige del bambino applicata al corpo della Vergine apparve, per tutto il medioevo e oltre, la soluzione più efficace tanto da esser utilizzata, in certi casi, anche nell'iconografia dell'Annunciazione, in quella della Visitazione e una variante della Madonna della Misericordia, che al soggetto della Madonna che accoglie i fedeli sotto il suo manto unisce il motivo della mandorla contenente Gesù Bambino.
Questa immagine della Madonna Platytera della misericordia fa la sua comparsa in Spagna nel VIII secolo e in Italia si diffonde tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo soprattutto nell'area adriatica compresa tra le Marche e Venezia, in quei territori che avevano mantenuto i rapporti commerciali con l'oriente.
Verso la fine del XIV secolo ritroviamo lo stesso motivo anche in Toscana con la differenza che l'espediente della mandorla viene qui sostituito con il motivo naturalistico della cinta alta e ricurva sopra il ventre leggermente sporgente di Maria. Un altro espediente era la rappresentazione del Cristo in forma simbolica o con il monogramma IHS. Inoltre in Toscana già dalla prima metà del Trecento circolava la raffigurazione realistica della Vergine incinta.
Questo soggetto iconografico venne chiamato Madonna del parto e rappresenta la Madonna da sola, in piedi, in posizione frontale e visibilmente incinta. L'unico elemento che la distingue da una normale donna incinta è il libro chiuso appoggiato sul ventre, allusione al Verbo Incarnato; il libro infatti rappresenta il Vecchio Testamento e dunque la parola di Dio che, attraverso la Vergine, si incarna e discende tra gli uomini.
Non si conosce esattamente quanto questa rappresentazione fosse diffusa, poiché nel Cinquecento, con il concilio di Trento, fu ritenuta non ortodossa e molte Madonne del parto vennero distrutte o modificate. Gli esemplari superstiti sono quasi tutti di scuola toscana; mentre le poche altre opere di artisti non toscani raffigurarono la Madonna del parto seduta, come la Madonna dipinta a Cislago.
La ragione di questo nuovo modo di raffigurazione è da ricollegare alle ennesime dispute teologiche a cui si opposero soprattutto i francescani. La nuova iconografia della Madonna del parto fu dunque ideata per ribadire, nuovamente, il principio dell'unione indissolubile di Cristo e di Maria.
Al concilio di Trento (1545-1563) molte immagini religiose finirono nel mirino degli inquisitori e fra queste figurarono la Madonna del parto, la Madonna Platytera della Misericordia e la Donna dell'Apocalisse. Anche se non si conoscono documenti sulla loro definitiva interdizione, a partire dalla fine del Cinquecento, di esse, in Italia, non avremo più traccia.
Abramo Morandi – Proloco di Cislago