Parliamo di una donna, scrittrice e poetessa. Una donna che ha combattuto in anni difficili contro una società spietata: Natalia Ginzburg.
Natalia Levi, per la verità, nasce 1916 a Palermo, dal padre Giuseppe Levi, scienziato triestino di grande fama, di origini ebree e la madre, Lidia Tanzi, che era milanese e cattolica. Il cognome Ginzburg deriva dal marito Leone che sposerà nel 1938.

La vita di Natalia Ginzburg è stata un romanzo, un romanzo di quelli intensi dove il lieto fine non sempre è previsto ma che lasciano grandi ricordi. Ricordi che Natalia ha custodito e inserito in ogni suo libro, in ogni sua storia. Il romanzo che mi ha particolarmente colpito e che mi ha fatto affezionare a Natalia come ad un’amica è stato Lessico Famigliare: un libro in cui la Ginzburg ripercorre tutta la sua vita, da quando era bambina fino ad arrivare al presente, al tempo adulto.
Non bisogna credere, però, che questa sia un’autobiografia, o un romanzo storico. La storia che Natalia racconta è la sua vita ma vista con gli occhi della bambina che era al tempo in cui il romanzo ha inizio: Natalia ripropone i suoi pensieri del tempo, le sue considerazioni anche sbagliate, solo in rari passaggi sottolinea quanto invece le cose erano diverse.

Questo è stato anche il romanzo che mi ha spinto a considerare la Ginzburg non solo in veste di scrittrice ma anche in veste di poetessa. Basta leggere le prime pagine per rendersi conto di quanto la poesia fosse stata importante nella sua vita e nella sua infanzia, racconta come tutti i suoi fratelli e alla fine anche lei stessa si siano spinti nella creazione di testi poetici da quando erano bambini, li riporta all’interno del testo spezzando la narrazione come se questi frammenti in rima che lei stessa dice essere banali e infantili in realtà portassero un significato profondo da riscoprire in mezzo a quelle righe.

Ho scoperto quindi che Natalia amava la poesia con cui si cimentò da piccola, prima ancora di iniziare a scrivere romanzi. All’età di 13 anni mandò alcune delle sue poesie a Benedetto Croce per sapere il suo parere. Il critico però le disse, garbatamente, che non erano nulla di speciale e Natalia trovò la sua vocazione nella scrittura in prosa. Ma la poesia rimase nella vita della Ginzburg e la testimonianza sono non soltanto quei frammenti poetici che inserisce nel testo ma anche delle poesie che ha scritto perchè fossero pubblicate sulle riviste dell’epoca e che sono legate a situazioni per lei importanti.

Natalia è una testimonianza viva, testimonianza del fascismo, di come entrava nella vita delle persone, di come scrivere tante volte rimaneva l’unica scelta possibile. Natalia non si è mai arresa, i suoi fratelli non si sono mai arresi e nemmeno la sua famiglia e tutti quegli amici che Natalia ha visto passare per casa sua e andare ed essere catturati da chi non accettava chi non si arrendeva.

La poesia Memoria che Natalia scrive per la rivista Mercurio dedicandola al marito Leone, nel 1944, dimostra proprio questo:

Memoria

Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.
Comprano cibo e giornali, muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,
ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta. Era il viso consueto,
solo un poco più stanco. E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle
che spezzavano il pane e versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo
a guardare il suo viso per l’ultima volta.
Se cammini per strada, nessuno ti è accanto,
se hai paura, nessuno ti prende la mano.
E non è tua la strada, non è tua la città.
Non è tua la città illuminata: la città illuminata è degli altri,
degli uomini che vanno e vengono comprando cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra,
e guardare in silenzio il giardino nel buio.
Allora quando piangevi c’era la sua voce serena;
e allora quando ridevi c’era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera s’apriva resterà chiuso per sempre;
e deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.

Questa non è l’unica poesia che Natalia Ginzburg ha scritto, ormai adulta. Si possono trovare nelle riviste dell’epoca e nelle antologie specifiche perchè Natalia non ha mai scritto una racconta delle sue poesie, ne erano abbastanza per poterlo fare. Ma quelle che ha scritto restano una testimonianza immortale del fascismo, di Natalia Ginzburg e del suo essere, nonostante tutto, una poetessa.