Arte sacra oggi – La "Galleria d'Arte Lercaro", trae la sua origine da un nucleo di opere donate da alcuni artisti bolognesi (Aldo Borgonzoni, Pompilio Mandelli, Enzo Pasqualini ed Ilario Rossi) come segno di riconoscenza per l'attività Pastorale del Cardinale Lercaro e per la sua lungimirante iniziativa a favore dell'arte e dell'architettura contemporanee. Queste opere, vennero ad arricchire la raccolta originaria nella quale figuravano disegni e testimonianze dei grandi architetti con i quali il Cardinale Lercaro era in contatto e che contribuirono in modo determinante a porre le basi di una nuova fiducia nelle relazioni tra Arte e Chiesa. A questo "iniziale manipolo", ben presto si aggiunsero numerosi altri artisti, desiderosi di unirsi all'omaggio rivolto al Cardinale nativo di Genova.
Porto franco per l'arte – Un aspetto più di tutti colpisce il visitatore della raccolta voluta dal padre conciliare Lercaro (Papa Paolo VI gli affidò il compito di promotore e realizzatore del progetto liturgico del Concilio). Per volere dello stesso Cardinale, infatti, alla collezione non è stato posto il vincolo del soggetto sacro. Così è stata assicurata agli artisti un'ampia libertà intellettuale e operativa, nella convinzione che la dimensione religiosa e quella laica possano trovare fecondi punti di incontro verso l'approfondimento della riflessione, della conoscenza e della completa crescita della persona.
Nomi e numeri – Descrivere il patrimonio artistico della "Raccolta Lercaro" non è certamente impresa semplice: lo stesso catalogo ragionato, presentato nel 1993 con circa 600 opere, è stato ampiamente superato dalle numerose nuove acquisizioni tra le quali il dipinto ad olio di Giorgio Morandi "Cortile di Via Fondazza" del 1935. Il nucleo forte della collezione comprende pezzi di Giacomo Manzù, Marino Marini, Arturo Martini, Floriano Bodini, Corrado Cagli, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ercole Drei, Max Ernst, Pericle Fazzini, Salvatore Fiume, Jean-Michel Folon, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Renato Guttuso, Trento Longaretti, Enrico Manfrini, Sebastian Matta, Henry Moore, Augusto Murer, Eugenio ed Eros Pellini, Auguste Rodin, Medardo Rosso, Aligi Sassu, Vittorio Tavernari, Vincenzo Vela, Alberto Viani e Adolfo Wildt. A questo, sia pur sommario elenco, devono anche essere aggiunte le oltre 300 opere di grafica.
Le ragioni di una raccolta – Se ci occupiamo di questa raccolta non è solo per proporre una meta fuori dai soliti giri turistici o perché in essa compaiono molti nomi di artisti di origine varesina. A interessarci sono innanzitutto le motivazioni e la genuina spinta culturale che hanno messo in moto questa impresa. Il Cardinale Lercaro amava ripetere che "l'arte è almeno un tentativo di scoprire e rappresentare l'archetipo divino, l'idea per cui nel Verbo creatore le cose sono pensiero, amore e vita… Una religiosità, questa, per la quale l'arte stessa, quando sia autenticamente tale, purifica la realtà (…) operando una salutare catarsi che ricorda nostalgicamente lo sguardo puro del Paradiso terrestre". Altrettanto interessanti sono le parole pronunciate dal
Cardinale Giacomo Biffi in occasione dell'inaugurazione della "Raccolta Lercaro", il 29 aprile 1989: "Ogni opera d'arte è un'epifania della bellezza o, quanto meno, una nostalgia della bellezza. (…) Quando mi guardo attorno e vedo questo nostro mondo così appiattito, che sta soffocando sotto le scorie dei suoi agi, credo che tutto ciò che si fa per esprimere bellezza possa servire alla salvezza del mondo". Ci sembra importante richiamare queste parole in una città, come Varese, che all'inizio di agosto ha ricordato l'anniversario della morte di Paolo VI, il papa timoniere del Concilio e autore nel 1965 del celebre "Messaggio agli artisti". "Ora a voi tutti, artisti che siete innamorati della bellezza… Voi siete nostri amici!": fu il primo tentativo (proseguito negli anni da Giovanni Paolo II) di ricucire lo strappo venutosi a creare, tra Ottocento e Novecento, tra fede e arte, un'alleanza e un dialogo plurisecolari venutisi sfilacciando fino a consumarsi in non-comunicazione. Fu proprio Monsignor Pasquale Macchi – segretario di Giovanni Battista Montini per 24 anni e spentosi il 5 aprile di due anni fa – a trasmettere a Paolo VI la devozione dei suoi conterranei varesini per il Sacro Monte. Proprio accanto al Santuario Mariano che conclude la Via Sacra (percorsa in ben tredici pellegrinaggi da Papa Montini) sorge oggi uno dei fiori all'occhiello della museologia varesina: il Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte sopra Varese. Negli spazi del Museo si è concretizzato compiutamente il progetto di Monsignor Macchi di porre l'arte di importanti maestri del nostro tempo (tra cui Bernard Buffet, Cesare Cattaneo, Domenico Cantatore, Aldo Carpi, Henry Matisse, Mario Radice, Mario Sironi) in rapporto con la ricca produzione artistica che la devozione alla Madonna del Monte ha ispirato nel corso dei secoli.