Quando ci si avvicina a un'opera come il "Duomo" di Milano si ha l'impressione di confrontarci non solo con un'immensa scultura, omogenea pur nelle diverse caratteristiche che la costituiscono, quanto con un corpo vivente. E, come corpo vivente – un gigante buono che veglia sulla città – ha necessità di essere alimentato, di sostituire le parti che, a causa del tempo che passa, si deteriorano, si ammalorano. Un corpo che si nutre dell'ingegno degli uomini, di arte e di cultura, e che è in grado di restituirla, spesso moltiplicata, a chi abbia voglia e sappia apprezzarla.
Carlo Marelli, uno dei curatori del libro "Carlo e Luigi Rigola. Gemelli scultori per il Duomo di Milano", presentato all'Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, sottolinea come siano stati numerosissimi gli artisti che hanno dato il loro contributo a questo grande progetto unitario di cattedrale e, tra gli altri, anche i gemelli Rigola, che lavorarono per il Duomo dal 1905 al 1943, sulla cui opera però non si è mai indagato a sufficienza ed è rimasta per anni nascosta negli archivi.

Ma chi sono i fratelli Rigola?
Sono gemelli, uguali in tutto e per tutto: fisicamente e nelle scelte di vita. Entrambi appassionati all'arte scultorea, entrambi diplomati nel 1904 all'Accademia di Brera con il grande scultore Lodovico Pogliaghi, di cui diventeranno gli allievi prediletti, da lui considerati quasi figli.
La loro riscoperta è frutto del caso, come sottolineato dalla storica d'arte Anna Molella. Il ritrovamento di una vecchia scatola contenente foto, documenti, ricevute da parte della famiglia Rigola ha dato il via a più approfondite ricerche, studi nei depositi, nei musei, negli archivi della Veneranda Fabbrica, come in quello Pogliaghi.
E il risultato, testimoniato dal bel libro edito dall'Editore Scalpendi (pag. 112, € 20), è un corpus di opere, legato al Duomo, che può essere attribuito a queste due geniali figure di artisti, dotate di grandi abilità tecniche e formali, ma anche capaci di realizzazioni originali e di grande espressività.

Come lavoravano i Rigola al Duomo?
Svolgevano studi preparatori sul tema che veniva loro commissionato, poi passavano a realizzare dei piccoli bozzetti in creta, quindi un modello al vero di gesso e infine, dopo l'approvazione, passavano il tutto ai marmisti o alle fonderie nel caso di opere di bronzo.
Una delle prime realizzazioni dei Rigola in Duomo è il gesso del Padre Eterno, l'architrave della porta centrale, disegnata da Pogliaghi. I Rigola erano abili anche nella modellazione delle "falconature", cioè di tutti quegli abbellimenti, tipici del gotico fiorito, come gli archi rampanti, i motivi floreali, gli ornati, le "trine", ma anche le statue, piccole come i putti musicanti, o più grandi e impegnative, come i profeti e le figure bibliche (14 figure, 7 rivolte verso la piazza), che li impegnarono dal 1938, dopo che lo Stato aveva concesso un eccezionale finanziamento per il restauro del Duomo, che doveva durare cinque anni.
I due gemelli eseguirono nel 1911 gli stemmi degli oblatori sotto la vetrata di San Carlo e nel 1914 la lapide a ricordo degli artisti che lavorarono al Duomo. Ma l'attività di maggiore prestigio è la realizzazione della base bronzea dell'altare maggiore: qui, emersero le qualità dei due scultori, capaci di realizzare un lavoro armonico e bilanciato.
Anche fuori dal Duomo, i Rigola si dimostrarono molto attivi: si veda, ad esempio, la realizzazione della statua del Satiro in via Fiori Chiari (con incredibile carica voluttuosa; si trovava vicino a una casa d'appuntamento), molti monumenti ai caduti della guerra, e monumenti funebri come i pannelli di quello della famiglia Boito al Cimitero Monumentale. Camillo Boito, a questo proposito, si rivolgerà al Pogliaghi proprio per segnalare la sua soddisfazione per il lavoro compiuto dai suoi allievi.
Il rapporto tra i gemelli e il Maestro si interromperà purtroppo nel 1921, quando i due si sposteranno a Cantù, pur continuando a produrre per il Duomo, ma realizzando, nel frattempo, altre importanti opere come le decorazioni e le statue nella Chiesa di San Marco a Milano, il tempio voltiano a Como, il gruppo della Concordia all'Altare della Patria a Roma, gli angeli del Duomo di Pisa, il palio d'altare a Genova, l'altare della Misericordia a Savona, ecc.
Il rapporto dei gemelli Rigola con il Duomo ha significato per loro lasciare da parte ogni individualismo, recuperare quell'autentico spirito di collaborazione che animava i cantieri medioevali, disposti ad accettare qualsiasi lavoro, anche il più umile, pur di contribuire a un'opera più grande di loro, della quale entrambi si sentivano orgogliosamente parte attiva.
Ma, con il libro a cura di Carlo Marelli, finalmente anche personaggi come i gemelli Rigola, rimasti fino ad ora in un cono d'ombra, possono avere la giusta visibilità. Il volume, riccamente illustrato, dopo l'introduzione del curatore, prevede un intervento di Marilisa Di Giovanni, intitolato "Tradizione e modernità nel XX secolo nel Duomo di Milano", un contributo di Giulia Benati e Camilla Anselmi, dal titolo "Il ruolo di Carlo e Luigi Rigola nella prassi del cantiere di scultura della Veneranda Fabbrica del Duomo", e 12 schede sulle loro opere nel Duomo, curate da Anna Molella e Carlo Marelli, a cui fa seguito un approfondimento sulla vita e le opere di Carlo e Luigi Rigola da parte di Tiziano Casartelli, oltre a un'ampia bibliografia e sitografia.