Milano, Giardini della Guastalla. Nel cuore di Milano, affacciato su Via Francesco Sforza, c’è uno dei più antichi giardini pubblici di Milano. Risalente al 1555 la sua fondazione si deve alla Contessa Paola Ludovica Torelli della Guastalla.
Nata nel 1499 e rimasta vedova a soli 29 anni, la contessa si trasferì a Milano dopo aver venduto il suo feudo ai Gonzaga. Fondò quindi un monastero, dedicandosi all’educazione di “fanciulle nobili ma decadute” che, senza dote o altri mezzi, sarebbero finite altrimenti in convento o su una cattiva strada. La sede originaria del collegio si trova dietro l’Ospedale Maggiore di Milano in un grande palazzo con giardino, attuale sede del giudice di pace. Nel 1937 il Comune di Milano decise di espropriare il palazzo, e il collegio venne trasferito a Monza. Quando il parco fu aperto al pubblico, il 10 agosto 1939, era unito al parco di palazzo Sormani.
Oggi i Giardini della Guastalla ospitano al loro interno la splendida peschiera barocca – che ha sostituito l’originale laghetto cinquecentesco –, l’edicola seicentesca che ospita una Madonna assistita dagli Angeli e il tempietto neoclassico di Luigi Cagnola.
La grande vasca barocca ha quattro accessi, un camminamento che permette di avvicinarsi all’acqua ed è e arricchita da balaustre in granito bianco. La peschiera, una volta, veniva utilizzata proprio come allevamento di pesci che potevano servire ai cittadini come riserva di cibo in periodi dove magari sarebbe stato difficile sostentarsi.
Tra gli alberi dei Giardini della Guastalla, tra i meno estesi di Milano, con soli 12.000 mq di superficie, il più spettacolare è senz’altro l’albero dei sigari (la catalpa bignonioides ‘Walt’) dal tronco molto contorto e monumentale e dalla chioma asimmetrica, quasi una scultura vegetale.
Dopo aver attraversato i Giardini della Guastalla, svoltando a sinistra in via della Guastalla ci si trova di fronte alla splendida facciata in stile eclettico della Sinagoga Centrale di Milano. Sede del rabbinato centrale, fu edificata nel 1892, su progetto di Luca Beltrami, l’architetto autore dei restauri del Castello Sforzesco e della sistemazione di piazza della Scala.
La comunità ebraica di Milano contava all’epoca mezzo secolo di vita, dato che gli ebrei, da quando erano stati cacciati da Milano (1597), in città venivano soltanto a sbrigare i loro commerci. Fu con l’Unità d’Italia che iniziarono a stabilirsi in quello che stava diventando il centro economico e industriale più importante della Lombardia, tanto che nel 1890 la Comunità israelitica contava più di 2000 iscritti. Il modesto oratorio di via Stampa 4 risultava ormai inadeguato. Per la costruzione del nuovo tempio la Comunità acquistò un terreno nel cuore della città e, come accennato in precedenza, affidò l’incarico della costruzione al Beltrami. L’architetto di grido della Milano di fine Ottocento aveva a sua disposizione un’area di 1150 mq che si affacciava sulla via Guastalla. La Comunità gli impose però una serie di vincoli: mantenere il fronte arretrato rispetto alla strada, orientare la sinagoga lungo l’asse est-ovest per ragioni liturgiche, prevedere un ingresso principale che introducesse a un vestibolo con lavabi rituali e due ingressi secondari laterali per raggiungere il matroneo riservato alle donne.
Non esistendo una tradizione ebraica cui fare riferimento per il progetto, l’architetto seguì il filone eclettico, caratterizzando l’edificio con elementi bizantini e arabeggianti. Lo testimonia l’unico elemento originale tuttora esistente: la facciata monumentale, impreziosita da mosaici azzurro e oro, leggermente rientrata e separata dalla strada da una lunga cancellata.
Il Tempio di via Guastalla fu inaugurato il 28 settembre 1892, dopo solo un anno di lavori, e divenne subito parte integrante del paesaggio cittadino. L’originale impianto del Beltrami rimase tuttavia distrutto durante i bombardamenti del 13 agosto 1943, ma, nonostante le difficoltà che la Comunità si trovo a fronteggiare alla fine della guerra, già nel 1947 fu deciso di far rinascere la grande sinagoga. Fu indetto un concorso per soli architetti ebrei, vinto ex equo da Manfredo D’Urbino ed Eugenio Gentili Tedeschi. I due architetti rinnovarono completamente l’impianto del tempio.
Punto di incontro di una Comunità sempre più numerosa, la sinagoga fu ristrutturata nel 1997. Pur conservando i volumi, Piero Pinto e Giancarlo Alhadeff trasformarono l’interno. Furono aperti nuovi finestroni sui due lati principali e il soffitto fu rialzato nella parte centrale del matroneo, ma l’elemento più caratterizzante di quest’ultimo intervento sono le vetrate multicolori delle 23 finestre, opera dell’artista newyorkese Roger Selden.
In tempi bui come questi, in cui è stata assegnata la scorta alla senatrice Liliana Segre, una visita alla sinagoga di Milano è un’occasione di incontro, di scambio. Perché l’altro è una ricchezza. Sempre. L’altro siamo noi.
Eleonora Manzo