Venezia – Quale melodia ha mosso la sinuosità di “Sisifo” scultura in alluminio, acciaio inossidabile verniciato, per la fabbricazione di Wayne P. La Pierre, della statunitense Meryl Taradash, esposta ai Giardini della Marinaressa.

Lo stelo portante della struttura anima una percorrenza di luce che dall’orizzontalità del terreno si eleva, con flessuosa movenza, verso la parte estrema dove al suo culmine il simbolo dell’infinito muove la sua forma roteando su di sé ad ogni alito di vento, creando un tutt’uno con il gambo che la sostiene.

Nel suo singolare roteare quel simbolo, antico quanto il mondo, pare scandire astrali cadenze temporali in costante unisono con quelle della natura circostante e oltremodo distanti da quelle sovente compulsive degli esseri umani.

E’ la bizzarria del vento a concedere a quel segno tale supremo potere, e di questo singolare umore lo sguardo del visitatore ne rimane affascinato quasi come se in quel sussurrato e discontinuo moto potesse intuire le trame del proprio destino.
Intendendo l’idea che tutto inizia dove tutto ha fine e che ad ogni fine corrisponde un inizio.

Ma è nella misurata incompletezza che non congiunge gli estremi del finito-infinito a dare la misura del tempo sospeso, dell’attimo fuggente tanto desiderato e sovente mai colto.

Meryl Taradash – “Sisifo” – Venezia – Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri 30122. Fino al 21 novembre. Orario: tutti i giorni 7-20,30

 

Mauro Bianchini