Il castello del Baradello sorge sull'omonimo colle che domina la città di Como, da dove lo sguardo si spinge sino alle Alpi e alla pianura Padana. La torre quadrata è solo la struttura meglio conservata di un complesso più ampio di edifici, portati in luce e restaurati nel corso di un intervento svoltosi negli anni '70.
Mentre è ipotizzabile che la collina sia stata abitata già fin dall'antichità, le prime fonti documentarie risalgono al XII secolo, quando si ricorda come durante la guerra tra Como e Milano (1118-1127), i Comaschi salissero sul colle per trovarvi rifugio. La storiografia locale confermata dalla Cronica di Corrado la Liechtenau (abate del XII secolo), ritiene che la costruzione del castello sia stata voluta da Federico Barbarossa, il quale dopo aver concesso per la prima vola la pace a Milano nel 1158, venne in città e ne accordò la costruzione, unitamente all'ampliamento delle mura con le possenti torri di Porta Torre, Porta san Vitale e Torre di Porta Nuova.
Con un diploma del 1178 l'imperatore, per la fedeltà dimostratagli dai Comaschi, dona alla Chiesa e alla comunità di Como il castello. Il complesso fortificato venne rielaborato con l'innalzamento del torrione in età viscontea, forse ad opera di Azzone, che si era impossessato della città nel 1135.
Il Baradello è legato poi ad un altro episodio delle guerre tra le varie famiglie per la conquista della signoria di Milano: con la battaglia del 1277 Ottone Visconti sbaragliò a Desio
l'esercito di Napo Torriani. Lo sconfitto venne catturato e rinchiuso in un'angusta gabbia appesa alle pareti della torre comasca dove pare abbia resistito per 19 mesi l'atroce cattività, prima di cedere e morire di fame.
Nel 1527 il complesso, ad eccezione della torre, fu smantellato dagli Spagnoli per impedire che cadesse nelle mani delle truppe francesi.
All'inizio del Seicento è compreso tra le proprietà dei monaci gerolomini, dai quali nel 1773 è trasferito alla famiglia milanese dei venino, che intorno al 1825 realizzò il grande viale carrozzabile che da S. carpoforo conduce alla vasta piazza del castello.
Oltre alla torre e a un tratto di cinta, restano visibili i resti della chiesetta altomedievale di san Nicolò, i locali delle macine e della cisterna.
Intorno a questo simbolo si sono cimentati coi loro pennelli e coi loro bulini numerosi pittori della paesaggistica lariana e ad esso molti poeti hanno attinto ispirazione per le loro opere:
Baradello, che fai su quella altura?
Più non hai d'uopo di vegliar su Como!
Mediti forse ne la fronte oscura
rimedi al tempo che ti ha vinto e domo?