«Penso ora per ora, minuto per minuto a Turandot e tutta la mia musica scritta fino ad ora mi pare una burletta e non mi piace più. Sarà buon segno? Io credo di sì». È il marzo del 1924 quando Giacomo Puccini scrive a Giuseppe Adami, predicendogli il successo planetario della sua ultima opera: «Turandot».
La storia dell’algida e sanguinaria principessa orientale, dall’orgoglio smisurato, che ha giurato la propria guerra al maschio sotto forma di insolubili enigmi sarà in scena al teatro Sociale di Busto Arsizio nella serata di giovedì 18 aprile, in un originale e innovativo allestimento, dal titolo «I colori delle favole», che il regista milanese Mario Riccardo Migliara ha firmato per il Teatro dell’Opera di Milano.
L’appuntamento, inserito nella stagione cittadina «BA Teatro», fa parte della mini-rassegna «Ma che musica, maestro», promossa dall’associazione culturale «Educarte», in collaborazione con lo stesso Teatro dell’Opera di Milano e con il patrocinio della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus.
Sul palco, accanto ai cantanti e i coristi dell’associazione lirica lombarda, salirà anche l’Orchestra filarmonica di Milano, diretta dalla bacchetta di Claudio Vadagnini; il maestro collaboratore è Claudia Mariano; l’organizzazione dei musicisti è a cura di Ettore Leccese. Mentre il coro vedrà alla direzione Damiano Cerutti.
A vestire i panni di Turandot sarà la soprano Maria Simona Cianchi. Il ruolo dell’imperatore cinese Altoum sarà interpretato da Ezio Pirovano. Il tenore Nester Martorell Perez darà voce e corpo al coraggioso principe Calaf e la soprano Alice Sunseri sarà la dolce schiava Liù. Completano il cast i cantanti Daniele Biccirè (Timur), Luciano Grassi (Pong), Carlo Oggioni (un mandarino), Simone Tansini (Ping) ed Emanuel Vitolano (Pang). I costumi sono a cura di Sara Schieppati; trucco e parrucco sono realizzati da Art on Stage.
Per il soggetto di questa storia fantastica, dalla quale nacque un dramma lirico in tre atti e cinque quadri tra i più apprezzati della storia del teatro musicale, il compositore lucchese si ispirò, dietro consiglio del giornalista Renato Simoni (esperto sinologo e finissimo critico, nonché autore di testi drammaturgici), alla fiaba «Turandotte» (1762) di Carlo Gozzi, a sua volta mutuata dall’«Histoire du prince Calaf et de la Princesse de la Chine» (1712) dell’orientalista Pétit de la Croix.
Il musicista, che si avvalse della collaborazione dello stesso Renato Simoni per l’ideazione della trama e di Giuseppe Adami per la versificazione del libretto, non ebbe, però, a disposizione il testo originale del drammaturgo veneziano, ma una traduzione di Andrea Maffei dell’adattamento teatrale in tedesco curato da Friedrich Schiller (1802), versione, questa, più ricca di sfumature patetiche e privata delle differenze di registro tra personaggi «nobili», che si esprimevano in versi, e maschere, che recitavano all’improvviso.
La stesura dell’opera, ambientata a Pechino, «al tempo delle favole», si avviò nella primavera del 1920, con fasi alterne di entusiasmo e di scoraggiamento e con anche la tentazione di abbandonare, nel 1922, l’impresa. Dopo quattro anni di intenso lavoro, Giacomo Puccini portò quasi a termine la storia musicata del principe Calaf, uomo affascinante e coraggioso, innamorato della crudele e vendicativa principessa cinese Turandot e capace di risolvere i tre enigmi che la donna sottopone agli incauti aspiranti alla sua mano, fino a quel momento tutti decapitati per non aver superato la prova, nata per levare, metaforicamente, l’onta della principessa Lou-ling, «ava dolce e serena» rapita da uno straniero e uccisa per difendere la propria purezza.
La morte colse l’autore a Bruxelles, il 29 novembre 1924, quando stava completando il terzo atto e aveva ultimato tutta la scena del suicidio della schiava Liù, figura fragile e commovente, parente stretta di Mimì e Butterfly, che introduce nell’opera il tema, familiare al teatro pucciniano, del sacrificio per amore. La ragazza si toglie, infatti, la vita per non smascherare a Turandot il nome del principe Calaf, consapevole così di consegnare il suo amato alla rivale, che, perdendo la sfida, sarà costretta a sposarsi.
A portare a termine la partitura, sulla base degli abbozzi pucciniani (trentasei pagine di appunti e idee frammentarie con il duetto finale, nel quale la principessa si dichiara vinta dall’amore), fu Franco Alfano, musicista che due anni prima si era distinto nella composizione di un’opera di ispirazione esotizzante: «La leggenda di Sakùntala». Il suo finale, privo della tensione emotiva che caratterizza il resto del dramma, lascia un senso di insoddisfazione, tanto che il musicologo Gustavo Marchesi parlò di «poca musica che nulla aggiunge alla struttura, alla magnificenza e al significato dell’opera, anzi semmai vi toglie qualcosa».
Fu anche per questo motivo che il 25 aprile 1926, al teatro alla Scala di Milano, in occasione della prima rappresentazione di «Turandot», il direttore Arturo Toscanini preferì non portare a termine l’esecuzione, interrompendola con l’aria «Tu che di gel sei cinta» e giustificando così la sua scelta: «qui finisce l’opera perché, a questo punto, il maestro è morto».
Per realizzare l’atmosfera esotica che permea la storia, della quale rimane punta sublime la romanza «Nessun dorma», Giacomo Puccini fece ricorso a raccolte di melodie cinesi autentiche, come l’incantatoria «Fior di gelsomino», contenuta nel carillon che un amico, il barone Edoardo Fassini Camossi, aveva acquistato in Cina come souvenir. Da questo strumento è tratta anche la musica che accompagna la comparsa, nel primo atto, dei tre dignitari Ping, Pong e Pang, rilettura pucciniana delle maschere gozziniane di Pantalone, Tartaglia, Brighella e Truffaldino, ai cui commenti disincantati e cinici è affidato il compito di stemperare la tensione emotiva del dramma.
L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano, che si avvale della collaborazione dell’Istituto italiano del colore, la favola di Giacomo Puccini attraverso giochi di luci e di cromie. «La fredda determinazione di Turandot –spiega il regista Mario Riccardo Migliara– viene resa da un ambiente diafano, dove gli altri personaggi si aggirano, come alla ricerca della centralità del proprio io, in un verde naturale di un bosco indomito. Liù troverà la morte nel rosso della sua passione. La principessa sfumerà, grazie alla spinta amorosa di Calaf, da un bianco vetroso verso un blu profondo, veicolo delle forze umane, segno di una sensazione».
Il costo del biglietto per l’opera «Turandot» è fissato ad € 32,00 per l’intero ed € 25,00 per il ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, soci Tci, Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone. Il botteghino del teatro Sociale di Busto Arsizio è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e sabato, dalle 10.00 alle 12.00. Per informazioni è possibile contattare la segreteria della sala di piazza Plebiscito, in orario d’ufficio (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00; il sabato, dalle 9.30 alle 12.00), al numero 0331.679000.
IN SINTESI
giovedì 18 aprile 2013 – ore 21.00
TURANDOT
(I colori delle favole)
dramma lirico in tre atti e cinque quadri dalla favola teatrale «Turandotte» di Carlo Gozzi
musica di Giacomo Puccini
libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
ideazione scenica e regia di Mario Riccardo Migliara
con il Teatro dell’Opera di Milano
con il coro del Teatro dell’Opera di Milano; direttore: Damiano Cerutti e con l’Orchestra filarmonica di Milano; direttore: Claudio Vadagnini
maestro collaboratore: Claudia Mariano
organizzazione orchestra; Ettore Leccese – costumi: Sara Schieppati
trucco e parrucco: Art on Stage
cast: Turandot – Maria Simona Cianchi; l’imperatore Altoum – Ezio Pirovano; Timur – Daniele Biccirè; Calaf – Nester Martorell Perez; Liù – Alice Sunseri; Ping – Simone Tansini; Pang – Emanuel Vitolano; Pong – Luciano Grassi; un mandarino – Carlo Oggioni; il principe di Persia e il boia sono interpretati da membri del coro
biglietti: intero € 32,00, ridotto* € 25,00 (* riduzioni previste: giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, soci TCI, Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone)
Informazioni: Teatro Sociale, piazza Plebiscito 8, 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289, info@teatrosociale.it, www.teatrosociale.it
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«Turandot», per le musiche di Giacomo Puccini e con libretto Giuseppe Adami e Renato Simoni, è in programma al teatro Sociale di Busto Arsizio nella serata di giovedì 18 aprile. Sul palco saliranno il Teatro dell’Opera di Milano e l’Orchestra filarmonica di Milano.