Quasi come Emilio Villa – Non perora la propria causa. Difficilmente chiede; ogni tanto invia qualche imput dalla sua casa nel bosco della Rasa. Impulsi acuti, sottili, quasi che possano sentirli appassionati dotati di facoltà recettive particolarmente sviluppate. "Sei un criminale anarchico, come Emilio Villa" gli ha urlato in faccia il critico Stefano Crespi. Un lavoro che il delicato studioso di Busto, amante di Testori e di Giacometti e della fragilità dell'esistenza e della sua stentata e dubbiosa rappresentazione, quando lo ha visto, lo ha fatto sussultare, quasi indignato. "Tu non puoi fare questi lavori e tenerli nascosti".
Randagio – Sandro Sardella conferma. Irsuto in effetti lo è. Difficile che si dilunghi in pubbliche relazioni o promozioni di sé. Piuttosto ascolta taciturno e in alcuni casi raccoglie i suoi pensieri, randagi, in note d'arte di folgorante icasticità. Per lui, comunque, una mostra personale, tra tante partecipazioni ad happening, reading, a collettive, in ambiti tra il pittorico e il poetico, allo Spazio Cesare da Sesto. Nel caso specifico si è mosso. Ha mostrato i suoi lavori a Gianbarbieri, il responsabile della commissione che gestisce il calendario dello spazio sestese e dubbi non ve ne sono stati.
Zampate segniche – Un'arte in valigia quella di Sardella. Geografia del segnare, il titolo della mostra. "La mia impronta è segnica" – spiega – "un continuo spostamento di segni più che di pittura piena. E un continuo spostamento dalle immagini del quotidiano a quelle della storia dell'arte". Il viaggio, il continuo movimento sta nella loro rielaborazione, tra segni, appunto, liriche, graffi, zampate, sul filo dell'indeterminatezza e dell'erosione. Sgrammaticate, ma mosse dalla tensione che difficilmente si quieta.
Tra Giacometti e l'Africa – Alla Cesare da Sesto porta i suoi ultimi lavori. Il primo tratto dal reportage del fotografo Franco Fantini, "W Nairobi W", dedicato alla baraccopoli di Korogocho; il secondo è un lavoro impostato sulle immagini tratte da un calendario di danza e teatro. "In entrambi i casi opero su materiale in bianco e nero, strappo le immagini e le incollo su un foglio con della cementite grumosa, a volte calpestata; poi applico i colori a vernice quasi pollockianamente e sulle colature intervengo con il mio segno, libero, che crea quasi istintivamente figure assottigliate, ondeggianti, prolificanti, tra Giacometti e l'arte rupestre africana".
Improbabile – Una geografia "improbabile" scrive Stefano Crespi nella presentazione, rispetto alla "scena convenzionale delle probabilità linguistiche". In una poetica contaminata "come nel precario della vita, dove possono entrare anche una busta, il francobollo, il timbro postale, l'indirizzo, foglia di poesia, illustrazioni che si depositano ovunque nelle pagine". Tutto l'armamentario, antiretorico, di cui Sardella, randagio e ironico, commosso e resistente, si serve da sempre.
Sandro Sardella
'Geografie del segnare'
dal 7 al 22 febbraio 2009
Spazio Cesare da Sesto
Sesto Calende
Palazzo Comunale, Piazza Mazzini
Inaugurazione sabato 7 dalle ore 17,00
orari: dal giovedì al venerdì dalle 17,00 alle 19,00
sabato e festivi, dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 19,00