Vincenzo Dandolo
Proprio sulla via proveniente da Milano all'ingresso dell'antico borgo di Varese – e precisamente di fronte alla caserma Garibaldi – ebbe vita per secoli uno dei più begli edifici religiosi della Varese che non c'è più: il convento dell'Annunciata.
Una giornata di studi ci permette di conoscere la storia pluricentenaria del Convento, sede dei frati minori riformati fin dalla seconda metà del Cinquecento.
Grazie agli interventi dei relatori si potrà scoprire la genesi, la storia e il declino del ricco e vasto complesso architettonico, esteso tra le attuali vie Medaglie d'Oro, Magenta e Piave, un complesso che comprendeva chiesa, scuole, infermeria, chiostri, cimitero e quindici cappelle della Via Crucis, una grande biblioteca, e numerose opere d'arte e dipinti del Magatti, del Baroffio, del Ronchelli e dei fratelli Grandi.
Il convento, soppresso da Napoleone, fu acquistato nel 1810 da Vincenzo Dandolo che lo adibì a uso civile e vi ospitò per vari anni la "veneziana colonia" di amici, vale a dire il gruppo di emigrati veneti riunitosi a Varese intorno a lui.
Vincenzo Dandolo era nato a Venezia nel 1758 e morirà a Varese nel 1819. Figlio di Laura Steffani e di Abramo Uxiel, farmacista ebreo, si era convertito al cristianesimo ed aveva quindi assunto il cognome di un nobile Dandolo, suo padrino di battesimo. Rimasto orfano si laureò a Padova in chimica e farmacia, impegnandosi quindi nella traduzione dal francese delle opere dei promotori della nuova chimica, Lavoisier, Morveau, Van Mons. Fuggito da Venezia dopo il trattato di Campoformio col quale Venezia veniva ceduta all'Austria, comprò dal demanio vaste proprietà nella zona di Varese. Membro del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina e quindi Italiana si distinse subito per l'intensa volontà di riforme. Fondato il Regno d'Italia, Napoleone lo nominò Provveditore generale della Dalmazia dove Dandolo operò fino al 1809. Con la restaurazione Vincenzo Dandolo si ritirò a vita privata a Varese dove aveva sposato Marianna Grossi, varesina (Varese 1781-Adro 1855). Ebbe un solo figlio maschio, Tullio padre di Enrico ed Emilio che con Emilio Morosini si distinsero nel 1849 nella disperata difesa della Repubblica romana.
Il conte Vincenzo Dandolo si dedicò alla coltura della proprietà di Varese dando alle stampe numerose pubblicazioni in materia di enologia, di bachicoltura, sulla coltivazione della patate e sull'uso dei letami. Da lui presero il nome le cosiddette "dandoliere" ossia "bigattaie" che ebbero larga diffusione nell'allevamento dei bachi da seta, divenuta importante fonte di guadagno per i contadini lombardi.
Il conte Dandolo riposa nel cimitero di Adro, nel bresciano, dove il figlio Tullio fece costruire da Vincenzo Vela, la cappella di famiglia. Sepolti ad Adro anche Enrico ed Emilio Dandolo, eroi del Risorgimento, nati a Varese nella villa di Biumo.
Giornata di studi: dal Convento dell'Annunciata alla Villa Dandolo a Varese
Varese, Villa Toeplitz, martedì 14 giugno
Sede del convento francescano dell'Annunziata (per secoli nodale per il rapporto fra Varese e Roma), poi della villa dei patrioti Dandolo, oggi degradata ma ancora importante per la storia, l'architettura e l'arte a Varese, la Villa viene fatta oggetto di una serie articolata di studi sulla sua storia ormai semimillenaria.
PROGRAMMA DEI LAVORI
Ore 14.30 Saluti e introduzione
Ore 15.00 Laura Facchin, Università degli Studi di Verona: Il convento dell'Annunciata
Ore 15.30 Andrea Spiriti, Università degli Studi dell'Insubria: Fra' Emanuele da Como dall'Annunciata a Roma
Ore 16.00 Roberto Nessi, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano: La villa nell'Ottocento
Ore 16.30 Isabella Marelli, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano: Frammenti di cultura di villa nell'Ottocento
Ore 17.00 Antonio Orecchia, Università degli Studi dell'Insubria: I Dandolo e il Risorgimento
Ore 17.30 Discussione finale
Ore 18.00 Fine lavori
Con il patrocinio di: Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano
INTERNATIONAL RESEARCH CENTER FOR LOCAL HISTORIES AND CULTURAL DIVERSITIES