La prima cappella. La cappella dell'Incoronazione della Vergine viene costruita nel 1647 per volontà della famiglia Canetta di Ghiffa, ricordata da un cartiglio posto sul portale d'ingresso.
Il Sacerdote Giuseppe De Cartis nel 1841 scrive delle notizie riguardanti il Santuario e a tal proposito scrive: "In questo Santuario si trova la Cappella fatta con bellissimo disegno ottagono con portico avanti e piccolo coro dove sono le statue che rappresentano l'Incoronazione di Maria Vergine. Negli ottagoni delle parti del Vangelo [a sinistra] vi sono quattro state che rappresentano quattro dottori: San Gregorio, San Girolamo, Sant'Agostino e San Tommaso. Dalla parte dell'Epistola [a destra] quattro profeti: Davide, Isaja, Geremia e la profetessa Anna. E questa cappella fu fatta a spese di Pietro Giacomo Canetta di Ronco come si vede dallo Stemma Canetta che si trova sopra la porta coll'anno 1647".
A pianta ottagonale, l'elemento di maggior rilievo architettonico, per le sue proporzioni ed eleganza,
destinato a colpire il visitatore è quindi rappresentato dal pronao costituito da quatto colonne su piedistallo reggono le arcate, mentre una balaustra unisce gli intercolumni. Culmine della copertura è la lanterna che in origine doveva essere aperta per permettere alla luce di filtrare nella cappella.
All'interno, come si evince dalla Memoria, otto nicchie semicircolari contengono altrettante figure policrome in terracotta rappresentanti Profeti e Dottori della Chiesa. L'abside ospita invece la composizione policroma in terracotta che propone il tema trinitario dell'Incoronazione di Maria Vergine. Su nuvole sorrette da angeli, la Vergine devotamente inginocchiata riceve da Cristo la corona mentre sulla destra Dio Padre, con analogo gesto, la esalta nella gloria. È evidente qui la chiara intenzione di opporsi alle teorie dei protestanti che rifiutavano il culto di iperdulia, di alta venerazione, alla Beata Vergine, e quindi anche il suo speciale e fondamentale rapporto con la SS. Trinità. La Teologia cattolica invece le riconosce la sublime prerogativa di essere stata la prima creatura a cui la Trinità ha voluto rivelare il "mistero della sua vita divina" nell'Annunciazione, giacché solo in quella fondamentale rivelazione, per la prima volta, si esplicita il nome di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Queste scene vengono intese in rapporto con le rappresentazioni sacre medievali in cui il fedele viene di fatto direttamente reso partecipe del misero sacro, condividendo anche lo stesso spazio fisico.
Lo stesso soggetto iconografico è ripetuto nella pala d'altare nel Santuario, attribuito a Camillo Procaccini e bottega, commissionata probabilmente da un esponente della famiglia Morigia. L'incoronazione della Vergine domina nella sezione superiore del dipinto, mentre in quella inferiore sono raccolti alcuni Santi a cui è rivolta la devozione popolare dei luoghi circostanti. Vi si riconosce S. Maurizio martire, S. Carlo Borromeo, S. Bernardino da Siena e S. Gaudenzio. La pala era segnata in loco per la prima volta nel 1618, in occasione della visita pastorale del vescovo Ferdinando taverna, ma sua datazione non può andare prima del 1610, stante la presenza di San Carlo con l'aureola e quindi dopo la sua canonizzazione.