È bastata la presenza di un albero per rendere sacro questo luogo, lassù lungo il sentiero che porta alla Grotta della Meditazione.
Qualcuno, accanto all’albero, in un’epoca remota, ha costruito un piccolo tempio di mattoni cotti al sole e ci ha messo dentro la sua divinità.
Rama il monaco, ogni mattina, recandosi a fare meditazione alla grotta, sale al Piccolo Tempio, lascia la sua offerta di fiori, suona la campana, fa girare tre volte le ruote della preghiera e infine si prende un po’ cura dell’albero innaffiandolo e liberandolo dalle erbacce.
Questo forse accade da più di cento anni.
Nel frattempo l’albero è cresciuto a dismisura, complici le copiose acque dei monsoni ed è arrivato ad abbracciare il tempio con lunghe radici e rigogliose fronde, fino a ricoprirlo quasi completamente. Le sue nodose gambe e le sue braccia articolate ormai penetrano nei mattoni fino ad avvinghiarli uno ad uno, come se non volessero lasciarlo scappare.
Ora l’Albero e il Piccolo Tempio formano una sola entità indivisibile. Così il Monaco, o chi, nel tempo ha preso il suo posto, ogni mattina porterà le sue offerte ad entrambi, indistintamente.
Ivo Stelluti, il viaggiator Curioso,
Kathmandu, Nepal, 29 Aprile 2013.