Milano – Si deve riservare profonda riconoscenza ad una Signora dell’arte quale Lia Rumma per la possibilità che offre a chiunque di visitare mostre di livello internazionale. Il progetto espositivo in corso  “Lamento of the Images” dell’artista cileno Alfredo Jaar (Santiago del Cile 1956, vive e lavora a New York) impone oltre ad un approccio concettuale anche intensa apertura emotiva.Varcato l’ingresso il visitatore si trova avvolto nell’installazione site – specific “What need is there to weep over parts of life? The whole of it calls for tears” (nella lingua madre dell’architetto e regista cileno avrebbe avuto tutt’altra melodia), citazione di Seneca tratta dal “De Consolatione ad Marciam”.

Frontalmente appare una serie di lettere, anch’esse rosse, fissate su una parete di grandi dimensioni, al pari di una pioggia lacrimale. Al primo piano due tavoli dalle superfici luminose dove uno, montato al contrario e sospeso soffitto, cala verso quello inferiore sino a rendere visibile solo una sottile linea di luce quale negazione alla lettura di qualsiasi immagine.

Nel piano superiore la mostra chiude il suo ciclo con una serie di sei piccoli light box che riportano le immagini del fotoreporter olandese Koen Wessing scattate in Nicaragua nel 1978, tragico documento che testimonia la morte di un contadino ucciso dalla Guardia Nazionale di Somoza durante la guerra civile.

Il passo successivo presenta le macrofisionomie delle figlie del contadino sconvolte dal dolore per la morte del padre. Al di la di quanto concettualmente e fattivamente progettato da Alfredo Jaar, il lavoro in mostra presso la Galleria Lia Rumma, data l’universalità del suo respiro,  apre altri rimandi interpretativi.

Le tende rosse che nascondono l’ingresso rimandano alle atmosfere di Twin Peaks e precisamente allo spazio dove il Nano concepito dalle fantasia di David Lynch fornisce all’agente Cooper indicazioni esoteriche usando un linguaggio gutturale e frammentato al pari della pioggia di lettere fissate sulla grande parete posta frontalmente all’ingresso.

I piani luminosi dei tavoli tracciano un ellissi tra l’inquietante e asettica atmosfera del “Gabinetto del Dottor Caligari e la chirurgica glacialità de “L’imbalsamatore “ di Matteo Garrone.

Il lavoro di Jaar trova compimento nella terza fase della mostra con la straziante tragedia di un lutto famigliare calato nella più anonima e proletaria provincia centro americana, quale rimando alle profonde radici della tragedia greca. Agendo sulle fisionomie delle figlie del contadino ucciso, l’artista con una serie di elisioni visive, le scontorna dal contesto naturale sino a escluderne i tratti fisiognomici, immortalandole per sempre nel candore classico della scultura greca.

 

Alfredo Jaar – “Lament of the Images”, Milano – Galleria Lia Rumma. Via Stilicone 19. Fino al 12 gennaio 2019. Orario: martedì – sabato 11-13,30/14,30-19

Mauro Bianchini