Milano – Prende il nome dalla radice latina di Albero, Arbor, il titolo della personale di Federico Guida che si aprirà da giovedì (10 novembre) negli spazi della Sala del Collezionista e del Quadriportico del Chiostro della Fondazione Stelline. L’esposizione, a cura di Mimmo di Marzio presenta grandi opere inedite in cui convivono trascendenza e umanità, scienza, religiosità e storia.
Si tratta della produzione più recente dell’artista che oltrepassa la tradizione pittorica e si appropria di stili e linguaggi dell’installazione. Attraverso le sue opere Guida indaga la simbologia della croce come “albero genealogico” e fondamento della condizione umana, ricerca il continuo equilibrio tra la verticalità ascendente verso il mistero del divino e l’orizzontalità terrena del quotidiano e della vanitas.
L’elemento formale della croce è una citazione dei crocifissi sagomati medievali di Giotto e Cimabue conservati a Firenze e diventa la superficie pittorica per una narrazione composita in cui si intrecciano simbologia e narrazione, astratto e figurazione. Ogni installazione, dipinti ad olio su lino applicati su legno, assume una valenza fortemente concettuale che intreccia i valori del sacro e del profano.
In ogni opera convivono forti contrasti che smuovono sentimenti profondi: il sofferente ritratto di una madre, la crudezza della carne oltraggiata, l’illusione trompe l’oeil del legno, i tormenti astratti della tela, sublimano in immagini cosmiche, galassie, eclissi nebulose creando una tensione verso l’Assoluto e mutando le installazioni in rappresentazioni totemiche dell’esistenza.
L’esposizione, che proseguirà sino all’11 dicembre negli spazi della Sala del Collezionista e fino l’8 gennaio al Quadriportico del Chiostro è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese, (edito da Prearo) a cura e con testi di Mimmo di Marzio. Orari al pubblico: dal martedì alla domenica, 10-20.
Note biografiche
Federico Guida, nato a Milano nel 1969, dove vive e lavora, dipinge e disegna da sempre, passione trasmessagli dal nonno e dal padre. Frequenta l’Accademia di Brera e lavora nello studio del pittore Aldo Mondino. La sua pittura è incentrata sulla figura umana, su persone comuni, lungi dalla ricerca della bellezza estetica. Vanta una solida preparazione tecnica e un linguaggio figurativo ricco di connotazioni personali. Si esprime attraverso la fotografia, i colori a olio, le vernici, l’acrilico, il gesso e la stoffa. I corpi umani nudi, immortalati in pose contorte ed intrecciate, spingono a meditare sul dramma dell’esistenza umana, addolcito dalla naturale morbidezza della carne che emerge nella lezione sulla luce appresa da Caravaggio. Ha raccontato le notte milanese, i manicomi, relitti giovani e vecchi, lungo un cammino personale e unico in un continuo perfezionamento stilistico e con attenzione costantemente rivolta al corpo e all’anima dell’uomo. Numerose le mostre nazionali e internazionali, sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche.