Milano – Quanto i luoghi pubblici abbiano ispirato scenografi, scrittori, registi, commediografi, pittori e scrittori lo testimoniano l’infinità di opere d’arte che hanno scandito la commedia umana.

Ti tale assunto ne sono testimonianza le opere dell’architetto e designer Andrea Branzi con “L’architettura appartiene al teatro”, personale in corso da Antonia Jannone a Milano dove accostati a una serie di disegni raffiguranti multi cromatici personaggi dalle posture e dalle espressioni gaudenti scorrono lavori di architetture eseguiti negli anni Duemila.
Tra questi le scenografie di Casanova e Barbablu, le sculture dei Buratti, i disegni delle Filastrocche del 2020 e le interpretazioni della collezione Maschere (2022-2023).

Branzi attraverso la serie Archetipi concepisce gli spazi pubblici come luoghi di convivenza e comunicazione tra coloro che quegli spazi li vivono come momento di scambio umano e culturale.
Nel palcoscenico della vita, Branzi contempla anche le specie animali in grado di condividere con l’Homo erectus le aree pubbliche.

Ad arricchire la mostra concorre la serie inedita dei disegni delle “Torri Velasche” eseguite quest’anno, quale diretto rimando all’architettura milanese.

In controcanto egli stesso afferma: <oggi l’architettura civile vive una crisi di credibilità, nel senso che il suo rapporto con la società si è progressivamente logorato; la società vive una profonda crisi e non è più in grado di fornire quadri di valori al progetto>.

Andrea Branzi – “L’architettura appartiene al teatro” – Milano – Antonia Jannone, Corso Garibaldi 125. Fino al 30 novembre. Orario: Lunedì-venerdì 15,30-19,30

Mauro Bianchini