Busto A. – Pensare a una rubrica per disquisire sul ruolo della fotografia nella società odierna, significa rapportarsi necessariamente con il passato, anche recente, in cui il passaggio dall’analogico al digitale ha segnato un passo storico così dinamico da scompaginare anche i più inclini ai cambiamenti repentini.
Da oltre 150 anni la fotografia è uno strumento riconosciuto e di grande valore nel fissare la memoria collettiva, legata ai vissuti e alla società che, nel divenire, trasforma usi e costumi.
La promozione del territorio, sia esso di piccole o grandi dimensioni, passa necessariamente attraverso la produzione di immagini, capaci rappresentare le peculiarità artistiche, ambientali, architettoniche e distintive dei luoghi.
Interrogarsi sui temi dell’educazione e dell’uso delle immagini, sull’importanza della tutela e del trattamento dei materiali storici, del rapporto tra immagini e storia, tra immagini e realtà, tra immagini e arte, tra immagini e condizione esistenziale, risulta quanto mai necessario, se si vuole conservare una memoria visiva dei luoghi e dell’habitat, anche umano.
Il ruolo svolto dall’Afi diviene importante, in quanto si inserisce in un filone sociale che favorisce il dialogo con i territori, con le persone e con gli studiosi, raccogliendo testimonianze che altrimenti andrebbero perse, anche piccole, ma di grande valore, se incluse in un contenitore più ampio e articolato.
Le ricerche di documentazione dei beni architettonici e ambientali, il racconto dell’uomo nel lavoro, nella vita collettiva o privata, da promuovere attraverso campagne fotografiche mirate, non solo innalzano il livello qualitativo della fotografia, ma si trasformano in una rappresentazione intellettuale, che tratteggia una linea di confine tra documento e interpretazione, tenendo conto del piano di governo del territorio, con cui tutte le amministrazioni devono misurarsi, che necessita di apporti iconografici funzionali che un archivio organizzato può fornire.
Questa rubrica intende suggerire delle riflessioni attraverso la fotografia, non scartando alcun tema, compreso il reportage giornalistico e la fotografia d’arte, così da offrire una panoramica ampia e articolata sul fondo dell’Afi, composto da autori provenienti da tutta Italia, e anche dall’estero.
Partiamo con delle fotografie analogiche, scattate tra l’inizio del ‘900 e l’inizio del 2000. A distanza di 100 anni i ritratti mantengono il fascino identitario dei soggetti, sia negli scatti da studio, dalla posa lunga e ricercata, che nella grazia pittorica delle foto dipinte a mano, o ancora nella documentazione della dipartita o nei progetti sui territori, di cui la gente diviene l’emblema.
La fotografia è l’unico «linguaggio» compreso in ogni parte del mondo e, superando tutte le nazioni e le culture, unisce la famiglia umana. Ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini.
Helmut Gernsheim, Creative Photography
Claudio Argentiero