Gli ‘Art Spaces’ sono gli ‘spazi dove l’arte prende vita’: un progetto itinerante nato a Ispra nell’autunno del 2017 – e ora allestito presso il Castello di Masnago – per informare il pubblico dei lavori di disattivazione degli impianti nucleari in corso sul sito del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea.
Il nome ‘Art Spaces’ nasce proprio dalla volontà di rendere i cittadini consapevoli degli spazi fisici di quello che sarà l’ISF – Interim Storage Facility/Deposito Temporaneo dei rifiuti radioattivi – attraverso il linguaggio dell’Arte.
“Volevamo che fosse qualcosa di innovativo, diverso dal classico dibattito pubblico – spiega Paolo Peerani, responsabile del programma di disattivazione del JRC. – E’ nata così l’idea di unire l’Arte alla Scienza, di dare vita a un evento che potesse attirare l’interesse del pubblico sugli impianti. Il primo allestimento di ‘Art Spaces’ è stato realizzato a Ispra, proprio all’interno del deposito che ospiterà i rifiuti radioattivi, ovvero l’habitat naturale dei fusti.
Quegli stessi fusti che sono alla base dell’evento artistico, dopo essere stati affidati a 52 artisti perché li elaborassero in modo personale”.
Fino al prossimo 18 marzo l’Arte, ancora una volta, guiderà alla conoscenza negli spazi del Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Varese: il Castello di Masnago. Nelle sale, grazie alle installazioni e alle descrizioni delle opere scritte dagli autori stessi, prende vita un ricco connubio di consapevolezza, percezione personale, realtà dei fatti e valenza sociale.
Il punto di partenza sono proprio i dati presentati dall’ingegner Peerani rispetto al tema del nucleare, declinato vicino a noi. “L’ISF (Deposito Temporaneo di rifiuti radioattivi) – afferma – è stato costruito negli ultimi anni ed è dimensionato per ospitare tutti i rifiuti del sito di Ispra: sia quelli prodotti negli ultimi sessant’anni dalle varie attività di ricerca, sia quelli che produrremo nei prossimi vent’anni nello smantellamento degli impianti stessi. Il nuovo impianto di stoccaggio ha una funzione ‘temporanea’, in attesa che sia disponibile quello che sarà il sito di smaltimento definitivo: un deposito nazionale che accoglierà tutti i rifiuti radioattivi e di cui non si conosce ancora l’ubicazione”.
“Il nostro obiettivo è quello di raggiungere una situazione di sicurezza sempre maggiore e, per il sistema nazionale, sarà certamente più sicuro concentrare questi rifiuti in un unico luogo, gestito secondo regole precise, piuttosto che averli sparsi in punti diversi sul territorio”.
Ecco allora il sottotitolo della mostra, che è anche un preciso obiettivo: ‘La disattivazione nucleare, la scienza al servizio delle generazioni future’. Peerani afferma con determinazione: “Prendersi cura e carico dei retaggi delle attività nucleari, bonificare i luoghi, gestire in maniera consapevole e appropriata dei rifiuti radioattivi è un’attività che noi facciamo proprio per il futuro, per le generazioni future. Per non lasciare un’eredità negativa”.
“A Masnago abbiamo cercato di compensare la riduzione del materiale espositivo con alcune conferenze che affrontano diversi temi del nucleare a livello molto divulgativo – prosegue Peerani. – Ci sono delle vetrinette che mostrano oggetti d’uso comune che contengono radiazioni, come alimenti, giocattoli o supellettili. Li usiamo nel quotidiano senza correre alcun rischio! Vogliamo smitizzare la paura della radioattività perché, benché sembri una cosa strana e aliena, esiste nella natura. Ci conviviamo da sempre”.
Nasce da quest’intento l’idea di rendere i fusti – spazi destinati a contenere delle scorie – uno spunto artistico ricco di significati.
Antonio Bandirali del Comitato Culturale del JRC, artista egli stesso e ideatore dell’evento, spiega infatti di essersi ispirato all’avventura artistica del Gruppo Zero, un movimento nato in Germania alla fine degli anni Cinquanta del Novecento e poi diffusosi in tutto il mondo, che in Italia ha avuto tra i suoi portavoce Lucio Fontana e Piero Manzoni. “Chi aderiva al movimento – aggiunge Bandirali – abbandonava i dogmi della pittura per cercare una nuova libertà creativa, a partire dall’utilizzo di materiali nati per altri scopi. Dicevano: ‘non ci sono solo la pittura, la scultura, la grafica. Proviamo a usare cose attuali per farle diventare opere d’arte’. Anche noi abbiamo aderito a questa idea a partire dai fusti utilizzati per contenere il materiale di risulta degli impianti nucleari. Per lo stoccaggio”.
“Il JRC di Ispra doveva far conoscere il nuovo edificio costruito per depositare le scorie nucleari. Il modo migliore era sicuramente fare entrare il pubblico perché si scoprisse questi spazi e, in parallelo, creare un evento artistico con una cinquantina di artisti. Tutti hanno aderito con grande entusiasmo”.
“Ciascuno ha interpretato il fusto secondo la propria inclinazione artistica.
C’è chi ha usato il fusto come supporto e chi l’ha trasformato in una vera e propria opera d’arte”.
Il museo offre infatti allo sguardo le installazioni più diverse: mobili, per rappresentare la tavola periodica degli elementi, o statiche, con file di uomini che camminano sulle scorie confidando nel futuro. Guardando all’esterno, con interventi sui fusti e un loro riutilizzo nobilitante tra colori e forme, con richiami al classicismo. O con lo sguardo rivolto all’interno, sul negativo della nostra storia personale che chiudiamo in un bidone nero. Le immagini possono essere proiettate all’interno del contenitore: in dolce movimento o fisse su pianeti lontani. 52 affascinanti interpretazioni di un fusto di metallo nero per condividere un concetto nelle sue molteplici sfaccettature.
E perché una consapevolezza possa essere raggiunta sin d’ora è significativa l’apertura gratuita dell’esposizione alle scuole, voluta dal sindaco Galimberti insieme con il curatore dei Musei Civici Cassinelli. Il percorso didattico, riveduto per adattarsi alle sale del Castello, è ricco di informazioni. Nel libro per i commenti a fine mostra si leggono frasi in diverse lingue, piene d’entusiasmo per la bellezza dell’allestimento e per il valore dell’iniziativa e “la capacità di tradurre attraverso l’arte concetti molti difficili”.
Gli artisti sono stati straordinari e l’interazione dei bambini con le opere ci entusiasma – conclude Lorenzo Di Cesare, responsabile tecnico del reattore nucleare di Ispra – ‘Art Spaces’ vuole portare il messaggio che c’è il nucleare usato pacificamente per dare energia al mondo, ma c’è anche il nucleare della disattivazione, che serve a mettere in sicurezza gli impianti che ormai sono arrivati al loro fine vita. Ed è quello a cui noi ci dedichiamo”.
Gli artisti coinvolti:
Mauro Afro Borella, Antonio Bandirali, Roberto Barni, Piergiorgio Baroldi, Davide Benati, Gabriella Benedini, Dietrich Bickler, Lorenzo Bocca, Giovanni Campus, Fabio Castelli, Arcangelo Ciaurro, Raphael De Vittori Reizel, Marco Ermentini, Anny Ferrario, Antonio Franzetti, Vittore Frattini, Daniele Garzonio, Domenico Grenci, Tommaso Grillini Pica, Peter Hide 311065, Nes Lerpa, Luca Lischetti, Gianni Macalli, Ruggero Maggi, Niccolò Mandelli Contegni, Elio Marchegiani, Ruggero Marrani, Sandro Martini, Lorenzo Martinoli, Luca Missoni, Silvio Monti, Marcello Morandini, Giulia Napoleone, Cesare Ottaviano, Gianriccardo Piccoli, Pietro Pirelli, Antonio Pizzolante, Fabrizio Plessi, Jorge Pombo, Graziano Pompili, Giorgio Presta, Bruno Raspanti, Paola Ravasio, Giorgio Robustelli, Medhat Shafik, Aldo Spoldi, Fausta Squatriti, Giordano e Mirco Tamborini, Urban Solid, Giorgio Vicentini, William Xerra, Wal.
ART SPACES
Castello di Masnago
L’esposizione, aperta fino al 18 marzo 2018, è promossa dal Comitato Culturale del JRC-Ispra / da martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00
4 € intero, 2 € ridotto
Chiara Ambrosioni