Fino a domenica 15, 40 opere su carta sono in mostra presso la Galleria Previtali Arte Contemporanea: gli occhi sulla città sono quelli di Marina Previtali, pittrice milanese, classe 1966, che dagli anni Ottanta ad oggi non si è ancora stancata di indagare miserie e nobiltà della metropoli italiana per antonomasia.
Lungo il suo cammino un unico soggetto, sempre e solo Milano: lampioni accesi, ciminiere, gru, cantieri, fabbriche abbandonate, ponti, rotaie; oppure i suoi simboli viventi, la Torre Velasca, il Pirellone e Porta Nuova-Varesine -che ne delineano le linee essenzialmente gotiche nello slancio verticale-, l'archeologia industriale della Bovisa, i palazzoni anonimi della banlieue e persino il nuovo Quartiere Porta Nuova- Garibaldi.
Comune denominatore di questa città su carta è l'assenza della figura umana; una Milano deserta, una città fantasma
che va oltre l'orizzonte quotidiano, oggettivamente orientata verso una moderna spiritualità. "Non c'è bisogno di persone, mi interessano le architetture che di per sé sono già esplicite, raccontano l'uomo e il suo pensiero, la sua storia" spiega Marina "Milano è la metafora della contemporaneità, una pagina aperta dove si può leggere un concentrato di infinite realtà".
Marina prende sempre spunto da un reportage fotografico che la porta ad esplorare periferie o centro, per poi selezionare gli scatti e trasformarli in schizzi e bozzetti che a si traducono secondo l'estro del momento in pittura ad olio, tempere, china o acquerello. Ritroviamo tuttavia in ogni composizione la stessa pennellata sfrangiata e nervosa, la stessa gamma di grigi bituminosi in contrasto con l'arancio e il giallo sgargiante di improvvise illuminazioni.
Commenta il curatore Lorenzo Valentino "I quaranta disegni di Marina Previtali, rappresentano scorci della periferia di Milano, alcuni dei quali sono testimonianza storica di un recente passato, preservati dalla memoria collettiva, che lo sguardo del presente riesce a vivificare , riconoscendo in loro un valore altamente simbolico nell'architettura industriale della realtà milanese. (…) Il tutto è riprodotto con l'uso di una pennellata pastosa, corposa e vibrante con la quale si costruiscono inquadrature taglienti che si spingono fino a evidenziare la profonda religiosità che questi giganti di cemento, vetro e acciaio esprimono nella loro oggettiva rappresentazione. Il sentimento di milanesità sembra espandersi sui disegni con tratti lineari che rispecchiano le geometrie di emozioni e preannunciano una rete letteraria di destini storicamente orientati verso l'avvenire".