Ghemme (NO) – “Concatenazioni” è il titolo della bipersonale di Laura Branca e Chiò in apertura, dal 22 settembre, allo Spazio E. Ad accomunare le ricerche delle due artiste messe in dialogo da questa mostra l’intimità, un’intimità silenziosa, avvolgente, dolcissima sebbene mai fragile, del loro approccio alla realtà circostante. Sono opere che aprono motivi di riflessione importanti e che si impongono allo sguardo e alla mente senza mai aggredire, richiamano l’attenzione con garbo, quasi con un sussurro. Simile è anche il loro rapporto con la materia: entrambe scelgono i materiali da impiegare nelle sculture e nei libri d’artista, con massima libertà, spesso trovandoli quasi per caso, guardandosi intorno.
Laura Branca, nelle sue sculture dalle forme sinuose, biomorfe e dinamiche, coniuga materiali classici dell’arte plastica, terracotta, marmo e bronzo a elementi recuperati nel paesaggio come radici, cortecce, sabbia, ma anche ferri arrugginiti e plastica. Naturale e artificiale, materie nobili e frammenti di scarto si incontrano tra le sapienti mani dell’artista, capaci di trasformarli in nuove forme ibride, dagli equilibri inaspettati, che evocano elementi naturali, senza mai cedere alla tentazione della figurazione, schiacciando, anzi, l’occhio all’astrattismo.
Il complicato intreccio di oggetto trovato e forma progettata sottende tutte le opere create dalla scultrice e ne costituisce senza dubbio il punto di forza. Proprio da quell’incontro nasce il loro fascino e hanno origine la tensione dinamica e il senso di energia latente che le caratterizza. “Lo spazio vuoto assume un significato importante nelle mie opere”, spiega l’artista, “L’aria che le attraversa è energia propulsiva quando i corpi si sfiorano e si sollevano da terra, per me sono carezze visive”.
Attenta da sempre alle possibilità espressive della materia, Chiò si è accorta dello straordinario potenziale degli oggetti che la circondavano nel quotidiano durante il periodo di quarantena a cui siamo stati tutti costretti nel 2020. Ne è nata soprattutto la serie delle Parole in quarantena, che reca in sé la summa della ricerca di un artista sempre abile a sfuggire alle classificazioni e alle categorie, autonoma e originale nel pensiero, libera in una creatività che si muove sempre nei territori del racconto intimo, della visione.
Nel progetto, 40 parole desuete diventano protagoniste di libri-scultura, oggetti che trasformano la carta in materia plastica, una materia che l’artista stessa tratta “come fosse marmo”, confrontandosi faccia a faccia con lei, cercando un contatto fisico, ora gentile, ora veemente. La ricerca introspettiva e sempre lirica di Chiò trova terreno fertilissimo in questa riflessione sull’importante cambiamento sociale di cui siamo stati testimoni e, più in generale, sul valore delle parole e di ciò che esse rappresentano. Sebbene bruciate, tagliate, piegate, trasformate in altro da sé, le pagine di un libro continuano a farsi vettore di conoscenza, ad essere strumento di idee, di concetti. La carta per Chiò è il mezzo con cui si trasportano le parole. E nelle parole, si sa, c’è storia, memoria, sapere, racconto, conoscenza e relazione. C’è Poesia.
L’inaugurazione della mostra, nella sede di via Interno Castello è venerdì (22 settembre) alle 18.30. L’esposizione proseguirà sino al 19 Novembre e sarà visitabile il giovedì dalle 16 alle 22; da venerdì a domenica 11- 22.