Tre sono gli ingredienti dell’opera di Andrea Bassani: tela, colore e spazio.
«Sono gli elementi base della pittura» ricorda l’artista, ma è il suo modo personale di interpretarli che li rende diversi.
Nato negli anni ’50, ha iniziato a dipingere molto presto. «Abito a Martinengo – racconta – un piccolo paese vicino a Bergamo dove non è stato facile praticare e vivere l’Arte, specialmente quella contemporanea. Ho iniziato a lavorare con gli artisti che vivevano nella zona dedicandomi al figurativo, come spesso accade. Realizzavo nature morte e paesaggi. Sono però convinto che l’Arte sia qualcosa che si ha dentro, qualcosa che fa parte del DNA: o c’è o non c’è. Io la definisco addirittura una “malattia”, che spinge a cercare la propria strada».
«Ho presto sentito il bisogno di evadere dalla forma espressiva iniziale, – racconta infatti Bassani – di inseguire qualcosa di diverso. In quel momento il moderno si stava imponendo nell’arte, con stile e forma nuovi. Aveva preso il via una nuova fase, caratterizzata dalla produzione di alcuni grandi maestri.
Io sono stato sicuramente ispirato da famosi Estroflessori come Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Turi Simeti, artisti che sapevano creare delle dilatazioni spaziali della tela, con precise scelte cromatiche e attenti accorgimenti tecnici.
Amo molto anche Giorgio Morandi, con le sue opere vibranti. Il suo lavoro è stato il primo a scuotere il mio animo».
«Quando ho deciso di espirmermi seguendo la mia personale tensione è accaduto un fatto particolare, che ha profondamente influenzato la mia creatività. Mentre lavoravo nel mio studio, – ricorda – mi è caduta una lastra di vetro sul pavimento. E’ stato vedendo quei pezzi di vetro a terra e la loro particolare disposizione che mi è venuta l’idea di frantumare le mie opere. Questo aldilà dell’opera di due giganti dell’arte sperimentale italiana come Lucio Fontana – che tagliava le sue tele – o Alberto Burri – che usava per le sue opere sacchi, materiali diversi e anche il fuoco. Loro manipolavano le loro tele e sono stati molto importanti per il mio percorso artistico».
«Proprio mettendo insieme queste idee di manipolazione con il concetto di frantumazione sono arrivato alla mia cifra personale. Mi hanno avvantaggiato le mie capacità tecniche, già emerse nel corso della formazione scolastica: ogni opera richiede davvero un lavoro certosino!».
Come nascono le immagini di Bassani? «Amo usare i colori primari e solo alcune lievi sfumature. – sottolinea l’artista – Preferisco ragionare sulla forma più che sul colore. L’altro elemento per me importante è lo spazio, che mi dà una visione d’insieme più completa. Le mie opere rispecchiano il mio stato d’animo e quasi sempre hanno una forma ascensionale, proiettata verso l’alto. Probabilmente è una mia componente personale, la mia tensione religiosa: sono proprio impostato in questo modo.
So di essere sempre alla ricerca di un qualcosa che non ho ancora raggiunto. Intendo arrivare al termine di questo percorso, anche se non sarà facile!».
Bassani, sviluppando la sua ricerca artistica, arriva a immergere i suoi moduli colorati nel plexiglas perché «viviamo nell’era del plexiglas. La lastra in plexiglas serve proprio a dare l’idea di sospensione, oltre che a sostenere l’opera».
L’architetto Franco Crugnola ha deciso di portare a Varese il “dinamismo spaziale” di Andrea Bassani e, ancora una volta, ha fatto della Showcases Gallery un luogo dove scoprire come si muove e si trasforma il mondo dell’Arte Contemporanea.
«Ho deciso di fare del mio studio uno spazio per l’Arte perché è la mia passione – spiega Crugnola – e perché da anni vivo in questo mondo in cui ho trovato tanti amici e tanta bellezza da condividere». Nasce così la Showcases Gallery, che – tra gli altri – ha già ospitato le tracce della “poesia visiva” di Ruggero Maggi – direttore del Padiglione Tibet alla Biennale di Venezia – le fotografie Isabella Rigamonti e i lavori di Shepard Fairey – in arte OBEY – e di Lorenzo Piemonti.
La Showcases Gallery di Crugnola ospiterà fino al 16 giugno la mostra “Tracce nella forma” di Andrea Bassani e l’architetto, guidato ancora una volta dal suo grande entusiasmo, ricorda che «nelle opere di Bassani sia l’elemento scultoreo della tela estroflessa, sia il vuoto tra un punto e l’altro fanno parte di un unicuum. Anche il vuoto, quindi, diventa parte pregnante dell’opera. Oltre all’estroflessione, bisogna tener conto della composizione e della scomposizione».
E, mentre il pubblico potrà ammirare e scoprire l’arte di Andrea Bassani, l’indagine dell’artista continua perché, come lui stesso sottolinea, «proprio per il proseguire della mia ricerca le forme si sono sviluppate in modo nuovo a partire dal geometrico. Sono convinto che sia in corso un’evoluzione in quello che faccio e ho altre idee per la testa: vedremo cosa succederà».
TRACCE NELLA FORMA , Andrea Bassani
fino al 16 giugno
Showcases Gallery, Via S.Martino 11 – Varese
Chiara Ambrosioni