Anche Varese celebra i 500 anni della morte di Leonardo con una esposizione che raccoglie 37 macchine disegnate dal grande inventore – tutte funzionanti e interattive – frutto degli studi e dell’abilità costruttiva degli esperti ed appassionati Paolo Candusso insieme a Roberto Vasconi. Coinvolta anche l’associazione Navimodellisti della Valle Olona, nella persona di Duilio Curradi, per il supporto tecnico e logistico.
Fabrizia Buzio Negri, curatrice, ci spiega il senso della mostra: “In queste originali costruzioni si coglie l’anima assolutamente pionieristica del genio di Leonardo.
Doverosa questa premessa: Leonardo nel 1492 ha trent’anni. Alla bottega del Verrocchio supera il maestro in bravura. Firenze gli sta stretta, tra invidie e difficoltà personali nell’ambiente di Lorenzo il Magnifico. E’ alla ricerca di stimoli professionali e Milano, sotto la reggenza di Lodovico il Moro, vive un periodo d’oro, tra scienza e innovazione, anche per le ricorrenti campagne militari. In una famosa lettera-curriculum di dieci punti – la prima della storia- si presenta al duca di Milano come ingegnere, architetto, urbanista, esperto di idraulica e solo poi musico, scultore, pittore. Il Moro apprezza moltissimo Leonardo e lo chiama alla sua corte dove rimarrà fino al 1499. In quegli anni realizzerà opere simbolo nella storia dell’arte, quali L’Ultima Cena e La Vergine delle Rocce . Soprattutto dedicherà parecchio tempo agli studi ingegneristici, urbanistici, idraulici, architettonici che troveranno espressione nei suoi famosi disegni e manoscritti: uno su tutti il Codice Atlantico, oggi conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Leonardo si dichiara omo sanza lettere e ha sempre sognato di interpretare il De Architectura di Vitruvio ma non conosce il latino. A Pavia però incontra l’architetto
Francesco di Giorgio Martini che sta traducendo in volgare quest’opera. Leonardo si avvale quindi delle sue traduzioni: in particolare è affascinato dagli studi sull’armonia e sulle proporzioni del corpo umano che interpreta magistralmente con il disegno del cosiddetto Uomo vitruviano.”
Varie le sezioni della mostra: la meccanica, l’idraulica, i macchinari, le attrezzature militari, i mezzi di sollevamento, il volo, insieme a studi più specifici. Ogni prototipo, realizzato in scala, permette di risalire ai progetti originari disegnati dal Maestro di Vinci, esposti in facsimile per i riferimenti costruttivi.
Tra le altre le macchine da guerra: il carro armato a forma di testuggine con una torretta d’avvistamento nella parte superiore dove sulla circonferenza erano piazzati i cannoni e il movimento veniva assicurato da otto uomini che, agendo sulle maniglie degli ingranaggi, facevano girare le ruote; le attrezzature militari per la difesa e l’attacco come la scala mobile d’assalto in cui l’attaccante cerca di scalare le mure appoggiandovi delle scale e usando carri coperti mentre il sistema di difesa si compone di bracci a leva che, opportunamente manovrati, allontanano le scale dalle mura provocandone la caduta. Per non parlare del ponte arcuato modulabile, costruito in corso d’opera che veniva usato per attraversare fossi non molto larghi e distrutto dopo il passaggio.
Nella sezione dei macchinari per il lavoro innovativa è la sega idraulica il cui moto è fornito da una ruota e l’avanzamento meccanico avviene tramite un sistema di biella-manovella. Il meccanismo ad arpione permette inoltre l’automatismo di segatura e l’avanzamento del carrello.
Così l’intagliatrice di lime che stata disegnata dal grande inventore da giovane: completamente automatica è stata definita la prima macchina a controllo numerico. Numerose sono le invenzioni per quanto riguarda le macchine utensili che anticipano la tecnologia di là da venire: trivelle, torchi, intagliatrici, macchine tessili, macchine per scavare canali.
Per la meccanica troviamo l’orologio dell’abbazia di Chiaravalle effettivamente esistente e studiato, modificato e migliorato da Leonardo: prevede un quadrante per i minuti, per le ore, un terzo quadrante dedicato al movimento del sole e un quarto della luna.
Oggetto degli studi di Leonardo è poi la camminata sull’acqua: in mostra il salvagente, il guanto palmato e soprattutto lo scafandro che non è un’invenzione originale di Leonardo. Egli sviluppa però il progetto dandogli un assetto che si può considerare quasi definitivo e di fatto assai simile agli scafandri oggi in uso per piccole profondità.
La macchina elevatrice di Brunelleschi – qui nella ricostruzione di Roberto Vasconi – probabilmente fu utilizzata nella fase di chiusura della cupola di S. Maria del Fiore e per il posizionamento dei pesanti blocchi di pietra del serraglio e della base della lanterna: la gru misurava almeno 20 metri di altezza e l’albero verticale, manovrato da un lungo timone, poteva ruotare di 360°e Il carico e il contrappeso venivano spostati simultaneamente (in maniera divergente o convergente) in modo da mantenere la gru in costante equilibrio.
Ovviamente non potevano mancare le macchine legate al volo: la vite aerea in cui per l’artista-scienziato, l’azione del volo è legata alla battuta alare nell’aria in una molto semplice operazione meccanica e il paracadute formato da un telaio in legno a base quadrata con listelli convergenti che sostengono il telo.
Certo Leonardo ha molto spesso ripreso idee, invenzioni o realizzazioni di altri, dai Greci ai Cinesi, egli aveva però la prerogativa di saper disegnare in prospettiva e con grande intuizione e lungimiranza ci ha trasmesso le sue conoscenze ricordando sempre che La sapienza e‘ la figliola della sperienza.
Cristina Pesaro
Sala Veratti, via Veratti 20-Varese
Giovedì e venerdì 15.30-18.30; sabato e domenica 10.30-12.30 | 15.30-18.30
Ingresso gratuito