Appositamente eseguiti per la personale in corso presso la Galleria Nuages, gli inchiostri di china di José Munoz, scorrono in sequenza sull'intera parete a destra dell'ingresso, in una successione pulsante di passionalità cromatica.
Ogni lavoro è un frammento di mondo che, unito agli altri, diviene creazione totale.
Nel vortice dei colori di cui le opere sono animate, si scorge il respiro della natura e con essa l'ispirazione pulsante dell'artista, è come se Munoz si fosse appropriato degli elementi naturali e li avesse fatti propri per rigenerarli con forme mai esistite in precedenza e nelle quali si scorge l'essenza del mare, del cielo, della foresta, degli infiniti spazi della Pampa, linfa delle radici della sua infanzia.
Il mondo ha bisogno di presenze.
Cosi come in un film di Solanas dove il fantastico si fonde con il quotidiano, anche nelle opere di Munoz, accanto ai lavori eseguiti con inchiostri di china colorati, ve ne sono altri in bianco e nero.
Fotogrammi singoli riaffiorati dalla memoria intima dell'artista come i ritratti dei genitori, delle zie, delle sorelline rimando ai primi anni ‘50, ma anche silhouette di donne ammirate, sfiorate, forse amate, semplicemente immaginate, o corpi sinuosamente avvinti nella spirale del tango, quando le note del bandoneon di Astor Piazzolla scorrevano di finestra in finestra di via in via diffondendo fra la gente la speranza che i sogni potesse realizzarsi.
Incontrare José Munoz all'inaugurazione della sua personale è stato un piacere profondo e ancor di più potergli rivolgere alcune domande.
"Si può affermare che le opere in mostra rappresentano il pulsare della sua memoria infantile in quanto in quel periodo della vita ha vissuto nella Pampa a stretto contatto con la natura?"
"Si, è una evocazione dei cieli immensi che si vedono in Argentina e dell'immensa estensione e solitudine della mia terra, ma anche la sua immensa bellezza".
"Si può affermare che siano anche paesaggi psicologici?"
"Esatto, ho visto nascere questi acquarelli uno dietro l'altro, mossi da una furia creativa, sono nati prima quelli con i colori caldi come se fossero i primi momenti della terra, la palla di fuoco magmatica, la lava, il raffreddamento della crosta terrestre, l'apparizione dell'umidità, il verde tropicale e poi l'oceano, ho pensato alla Patagonia, ai mari freddi del nostro sud, è un dolce naufragare, come ha scritto un vostro poeta".
"Quindi c'è molta armonia e musicalità nelle sue opere".
"Si, c'è un brano di Eric Satie, raffinatissimo armonizzatore di suoni e silenzi, che si intitola "Disperazione gradevole" ed è con questa gradevole disperazione che vado sprofondando in questi "mari" che la natura regala, perché la vita è un fenomeno di una rovente bellezza… la quantità di ingiustizie provocata dai nostri limiti, dalla cupidigia, dalla crudeltà, dall'imbecillità, non diminuisce la bellezza del paesaggio: la scenografia è stupenda, gli sceneggiatori scadenti".
"Accanto a opere che rimandano alla natura, ha affiancato ritratti in bianco e nero, perché questa scelta?"
"Anche questi acquarelli ricordano la mia infanzia, il tango, le mie sorelline, le mie zie, rimandano ai primi anni '50, come vede, non sono ritratti dettagliati perché così facendo intendo fare affiorare i loro sentimenti, i sentimenti si toccano alla radice dell'emozione".
José Munoz – "Personale"
Milano – Galleria Nuages, via del Lauro 10
Fino al 21 aprile
Orari: da martedì a venerdì, dalle 14.00 alle 19.00; sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00