Le Risaie di Jatiluwih sono una concreta testimonianza dell’amore e del rispetto per la terra che hanno i coltivatori di riso balinesi verso l’ambiente naturale. Rappresentano anche un esempio di equa ripartizione delle risorse, che forse anche nella nostra modernità dovremmo imparare ad applicare. “Subak” è il nome di un’organizzazione formata dai contadini che da quasi mille anni gestisce le risorse idriche, con un ingegnoso sistema di ridistribuzione dell’acqua per mezzo di canali che permettono anche agli appezzamenti di terreno che si trovano più a valle di ricevere la stessa quantità di acqua di quelli vicini alle sorgenti sulle montagne. Semplice, ecologicamente sostenibile, geniale. Per di più gestito localmente, direttamente dai contadini. Anche nell’epoca delle multinazionali. AvanguardiA purA.
Nel sito internet dell’Unesco, questo luogo viene definito come “Paesaggio Culturale” ed effettivamente è proprio così: trasuda cultura ad ogni goccia di rugiada.
La Subak riflette il concetto filosofico di “Tri Hita Karana”, una sorta di “tieni la vita in equilibrio, come chiave per la felicità” che riunisce i regni dello spirito, del mondo umano e della natura. Questa filosofia, nata dallo storico scambio di affinità tra Bali e l’India, ha modellato sia il paesaggio che il pensiero della fiabesca terra delle risaie. Il sistema Subak diffonde l’idea di una pratica agricola democratica ed egualitaria e soprattutto ha permesso i balinesi di sostenere con successo la sfida per alimentare una popolazione in crescita esponenziale.
Il nome di Jatiluwih deriva da due parole Balinesi: “jati” e “luwih”. Jati significa “davvero” e luwih significa “bello o eccellente”. Anche nel nome, la meraviglia_
Scavate sul pendio del monte Batukaru le terrazze sono dolci scale per docili giganti puntellate di piccoli templi d’acqua. Una miracolosa armonia profonda tra uomo, cosmo e divinità per suggerirci che dobbiamo provare a stare in equilibrio sulla Strada della Vita.
Ivo Stelluti