Milano – Di molto il paese avrebbe bisogno tranne della chiusura di musei e fondazioni d’arte.
Da tale decisione si evince (se mai necessitasse verifica) il distacco dalla realtà di presidenti di consigli, ministri, sottoministri, segretari, sottosegretari e saltimbanchi vari.
Lontani anni luce dalle elementari logiche matematiche i fenomeni in questione non arrivano a concepire che se in un museo entrano quaranta persone e in seguito ne escono trenta, dieci possono entrare, tenendo conto che la presenza di addetti in ogni sala avrebbe la funzione di regolare i flussi dei visitatori.
Dissonante il fatto che mercati rionali e soprattutto supermercati siano aperti a go go, come se una intera nazione fosse destinata a morire di fame da un giorno all’altro.
L’apertura dei musei fungerebbe da antidoto alla volgarità imperante di negazionisti d’ogni risma, dei delinquenti da tastiera dall’insulto gratuito, dai seminatori di odio nei confronti di chiunque non appartenga al loro miserabile recinto.
In merito, chi se lo fosse perso recuperi Presa Diretta su RAI 3 di lunedì 1 marzo e si renderà conto del grado di arrogante violenza che circola nel nostro paese.
Ed allora eccoci qui a dovere fare i conti con l’asetticità virtuale.
Chiusa per decreto “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra il ‘500 e ‘600”, a cura di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, è visitabile solo online.
Anche attraverso i numeri si definisce l’imponenza di un evento.
In un frangente in cui il gentil sesso alza gli scudi per il mancato rispetto delle quote rosa da parte dell’attuale governo, cade a fagiolo la mostra tutta al femminile in corso presso Palazzo Reale in quel di Milano.
Oltre 150 opere per 34 artiste, ben 67 i prestatori: le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria Nazionale dell’Umbria sino, saltando più istituzioni nazionali, al Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan in Polonia.
Tiriamo il fiato… tra le novità esposte compaiono per la prima volta opere come la Pala della Madonna dell’Itra di Sofonisba Anguissola realizzata nel 1578 in Sicilia a Paternò e uscita dall’isola solo per tale occasione.
Un’altra prima volta riguarda la Pala di Rosalia Novelli “Madonna Immacolata e San Francesco Borgia” da sempre esposta a Palermo datata metà ‘600.
La tela “Matrimonio mistico di Santa Caterina” di Lucrezia Quistelli (1576) di appartenenza della parrocchiale di Silvano Pietra presso Pavia.
Tiriamo di nuovo il fiato…
A definire il percorso espositivo è la misura della creatività femminile espressa nel contesto sociale compreso tra il ‘500 e il ‘600.
L’ intensità delle passioni si intersecano con il sentire esistenziale di quel periodo, la padronanza tecnica non cede mai a concessioni estetiche fini a se stesse, emerge altresì la volontà di imporre il proprio pensiero e la propria visione del mondo con orgoglio e consapevole determinazione al fine di definire, in un contesto artistico e sociale dominato dalla figura maschile, una differente angolatura dell’esistere non disgiunta da momenti di delicato lirismo.
Le Signore dell’arte. Storie di donne tra il ‘500 e ‘600” – Palazzo Reale. Fino al 25 luglio. In previsione di riapertura Orari: martedì, mercoledì, venerdì 10-19; giovedì 10-20,30. Biglietti: open Euro 16; intero Euro 14, ridotto Euro 12
Mauro Bianchini