La mostra aperta fino al 30 aprile nel nuovo Palazzo della Regione Lombardia pone a confronto tre Vie Crucis di Lucio Fontana: la Via Crucis in ceramica del 1947, oggi in collezione privata, la Via Crucis "bianca" recentemente acquistata da Regione Lombardia che sarà depositata a partire da maggio al Museo Diocesano di Milano e la Via Crucis in terracotta conservata nella Cripta della Chiesa di San Fedele a Milano, non trasportabile e quindi visibile tramite schermi multimediali.
Spazio, colore, materia. Quando realizzò la Via Crucis del 1947, Lucio Fontana era rientrato da poco dall'Argentina, dove era nato da padre varesino nel 1899 e dove aveva vissuto – dopo un lungo e prolifico periodo milanese – dal 1940. Ad Albisola aveva ripreso a lavorare con la ceramica, che, per le sue qualità tecniche, era particolarmente vicina alla sua ricerca plastica in cui il colore non è un'aggiunta superficiale o di abbellimento, ma elemento generativo dell'incontro tra materia e spazio: come nella scultura barocca le forme irrequiete si aprono a una dimensione spaziale e sembrano nascere dinamiche da un nucleo centrale, mentre i colori rosso,
bianco, oro, blu e giallo sottolineano le figure in modo drammatico, ma mai descrittivo. Realizzata nel 1947, la Via Crucis si colloca in un momento centrale per la definizione della poetica dell'artista: dello stesso anno è infatti il Primo Manifesto dello Spazialismo che, distinguendo tra "eternità" e "immortalità", afferma l'importanza del gesto dell'artista, a differenza della mortale materia, possibile di "eternità".
Oltre la materia. Mentre la Via Crucis del 1947 non è legata a una commissione specifica, la Via Crucis "bianca", così chiamata per il particolare colore della ceramica e la Via Crucis in terracotta oggi a San Fedele sono realizzate in collaborazione con l'architetto Marco Zanuso per una collocazione architettonica all'interno delle cappelle di due istituti religiosi milanesi dedicati all'assistenza di ragazze abbandonate e ragazze madri. Se nelle formelle del 1947 la materia era esuberante e modellata quasi a tutto tondo, nella Via Crucis "bianca", databile agli anni 1955-56, le figure emergono da un fondo solcato da poche incisioni e tratti cromatici, mentre negli ovali in terracotta del 1957, come ha sottolineato Paolo Biscottini, le sagome delle figure e i simboli della Passione sembrano galleggiare in un "vuoto/assenza di spazio che allenta lo sviluppo narrativo", in connessione con il progressivo indebolirsi di ogni esperienza figurativa verso "la conquista del silenzio e dello spazio assoluti, al di là della stessa dimensione fisica della scultura".
Lucio Fontana: Vie Crucis 1947-1957
Milano, Palazzo Lombardia
Spazio espositivo (via Galvani, 27)
Dal 17 marzo al 30 aprile 2011
a cura di Paolo Biscottini
Orari: da martedì a domenica 10.00 – 19.00. Giovedì 10.00 – 22.00. Lunedì chiuso.
La mostra rimarrà aperta il 24 aprile, domenica di Pasqua.
Ingresso libero