E’ morto a New York, all’età di 84 anni, Christo Vladimirov Javacheff, l’artista che nel 2016 aveva realizzato l’immensa opera “The Floating Piers” sul Lago d’Iseo, quell’artista che aveva fatto “camminare” sull’acqua milioni di persone.
L’artista
Christo è stato tra i più grandi esponenti della “Land Art” corrente che preferiva definire “Arte ambientale” lavorando e creando in tutto il mondo spettacolari installazioni. Contaminazioni di luoghi che “ridisegnava” imballando e impacchettando monumenti con i quali sapeva e riusciva a esaltare le bellezze naturali dei paesaggi. Nuovi volti che apparivano su realtà esistenti con fantastiche e suggestive contaminazioni sorprendendo chi guardava, sia per le dimensioni, sia per gli effetti creati.
L’opera
Nato a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno 1935, stesso giorno di nascita della compagna di vita e di lavoro, Jeanne-Claude Denat de Guillebon (scomparsa nel 2009) ha trasceso i confini tradizionali della pittura, della scultura e dell’architettura sempre seguendo uno spirito libero, anzi all’insegna della pura libertà, sia di pensiero sia di linguaggio seguendo le sue visioni e i suoi sogni. La sua opera non ha dimensioni, è infinita. Non è eterna ma effimera. La tela sulla quale creare è stato il mondo. L’aspetto straordinario di questo artista è stato quello di dare vita a installazioni immense, che hanno vissuto solo alcuni giorni per poi scomparir lasciando il ricordo in bozzetti preparatori, scatti fotografici o documentari.
La preziosità di un momento che si faceva unico e scongolgente. In Italia Christo e Jeanne-Claude hanno realizzato le prime grandi opere, quelle degli esordi negli anni Sessanta. A Spoleto, al Festival dei Due Mondi, avvolsero nel propilene la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini; nel 1974, a Roma, ricoprirono Porta Pinciana e un tratto delle Mura Aureliane. A Milano, sempre negli anni 1970 impacchettarono la statua equestre di Re Vittorio Emanuele II, in piazza Duomo e il monumento a Leonardo da Vinci in piazza della Scala. Nel 2016, senza la compagna l’artista tornò per realizzare l’indimenticabile, monumentale e famosa installazione “Floanting Piers”sul lago d’Iseo tra Sulzano, Montisola e l’Isola di San Paolo. Un’opera temporanea consistente in una rete di pontili galleggianti che permettevano ai visitatori di camminare appena sopra la superficie dell’acqua del lago.
Tra le opere sparse nel mondo si ricordano progetti come il nastro di nylon bianco che attraversò la California (nel 1976), i migliaia di ombrelli che avevano invaso Califonia e la zona nord di Tokyo, l’impacchettamento del Reichstag tedesco e il Pont Neuf di Parigi.
Il ricordo
In un’intervista, negli anni ’90, Christo dichiarava che non aveva nessun’opera esistete se non gli schizzi dei progetti. In questa occasione pronuciò una sua frase che sicuramente resterà celebre nella storia dell’arte: “Ritengo che ci voglia più coraggio a creare cose che poi se ne vanno, che a creare cose che restano”.
Ma lui e la sua opera sono rimasti e sempre rimarranno a testimonianza di quella straordinaria e unica genialità che ha saputo dare eternità all’effimero.
Elisabetta Farioli