Busto Arsizio – Due persone, un uomo e una donna. Due personalità distinte che si fondono fino a diventare un’unica “entità”. Maria Rita Fedeli e Enzo Capozza, insieme nella vita e uniti, in un sorprendente quanto misterioso e perfetto connubio, nell’arte. Quattro mani, per magia diventano due, guidate da una sola e condivisa idea….. Come è possibile una tale alchimia?

“…Siamo un mostro a due teste – esordisce Enzo. Da più di vent’anni lavoriamo in simbiosi. Abbiamo frequentato le stesse scuole, avuto la medesima formazione artistica e da sempre condividiamo la concezione di scultura che è quella di creare un nuovo alfabeto per una materia antica come il legno. Le opere nascono partendo dagli schizzi, eseguiti da me o da Maria Rita, che poi diventano il progetto di lavoro. Quindi, individuato il legno da utilizzare, procediamo nello sviluppo dell’opera lasciandoci guidare dal materiale. Poi in simbiosi, aggrediamo la materia insieme, passandoci “la staffetta” a vicenda. In questi ultimi tempi abbiamo affinato una tecnica esecutiva che realizziamo attraverso l’elettrosega con la quale incidiamo la materia ottenendo una sorta di nuova epidermide che, di primo acchito, pare vellutata e morbida ma, in realtà, al tatto risulta molto rugosa”.

Ma… a lavori in corso, capiterà un imprevisto, ad esempio un’incisione, un segno che magari cambia il disegno originale per cui occorre modificare il progetto… Cosa fate, chi interviene…?

“Diciamo che il nostro lavoro è pensato prima – precisa Maria Rita. Le opere possono sembrare pezzi semplici, casuali, in realtà partono da idee precise. La mostra che abbiamo portato a Busto, “Misteri plastici”, raccoglie nel titolo la sintesi della nostra forza creatrice . Quando nasce qualcosa, come può essere una vita, è complicato spiegare come avviene. Può essere teorizzata, spiegata, studiata in mille modi ma è complesso cogliere l’essenza stessa. Così, anche per noi, è complesso spiegare il modo in cui insieme riusciamo a creare le opere. Un mistero…”.

Parliamo dei materiali. Lavorate il ferro, il legno, carta, cartone e stoffa…. Quale prediligete?

“Il legno sicuramente perché è un materiale che conosciamo bene nella sua peculiarità. Pioppo, tiglio, quercia, ciliegio, lavoriamo in particolare con legni del nostro territorio. Con ognuno ci rapportiamo per ideare nuove forme. Spesso si tratta di sagome astratte, strutture non oggettive, ma quello che ci interessa è che siano aperte a una interpretazione personale visiva e formale – prosegue Maria Rita – a testimonianza di quel principio di mistero insito nella creazione di un’opera d’arte o all’interno di una metamorfosi di forma e sensazioni. Ci auguriamo che chiunque veda le nostre opere si lasci trasportare dalle emozioni che trasmettono”..

Le sculture dei due artisti hanno una caratteristica biomorfa, si avverte la ricerca non tanto di emulare la natura quanto di far parte dei suoi processi creativi.

“Lo sviluppo artistico è inspiegabile, enigmatico, sfugge anche alla consapevolezza razionale. Noi lavoriamo molto sul subconscio, cerchiamo di far emergere il nostro immaginario, concretizzarlo con la materia e ritrasmetterlo in queste forme e il legno – spiega Enzo- con le sue caratteristiche e le particolari sensazioni che emana, quasi ancestrali, ci suggerisce un linguaggio da esplorare”.

Progetti futuri…. A quando la prossima mostra?

Per ora abbiamo bisogno di una pausa durante la quale fare il punto della situazione sul lavoro realizzato – conclude Maria Rita -. E poi pensare a nuove avventure…. Sicuramente giocando sempre più con la materia e sperimentando ulteriori forme senza mai prendersi troppo sul serio!…”.

E. Farioli