Castronno – È un evento unico quello che si apre domani, 4 maggio dalle 16.30, nella casa studio dello scultore Renato Bonardi, una vera esperienza nell’arte e nella scultura vissuta pienamente dall’artista nel suo percorso di vita al quale si invita il pubblico.
Nella casa studio che la figlia Federica e la moglie Carla hanno sistemato e riorganizzato per permettere la visione delle opere, troviamo tutto il percorso artistico di Renato: il disegno, l’illustrazione, la ceramica, la scultura, l’acquerello, la poesia in 5 stanze su due piani, oltre al
portico e al giardino dove si terranno laboratori e musica dal vivo.
L’ultima personale era stata allestita all’Atelier Capricorno di Cocquio Trevisago nel 2019 e allora come oggi nella casa di Castronno trovano posto la grafica pura, i quadri con la sua personale ‘encicplopedia’ del mondo e dell’arte, le sculture in ferro, le ceramiche plasmate in grès, in smalto o in refrattario con ossidi, queste ultime il più delle volte realizzate dagli amici Robustelli alle Ceramiche Ibis di Cunardo. Non per ultimi ma per importanza nella mostra sono presenti anche i quadri con le poesie: sono il cuore pulsante della sua ispirazione, il segnale vitale della continua pulsione a creare che lo abitava fortemente perché come diceva l’artista stesso “Lavoro per vivere, faccio arte per esistere”. I taccuini e i libri rilegati da lui sono molto importanti per capire lo scambio osmotico con la cultura storica, con gli
scrittori famosi come Italo Calvino e Cesare Pavese, tra i suoi preferiti (una sua scultura “L’acqua del Po” si trova dal 1994 al Centro Studi Cesare Pavese di S. Stefano Belbo (CN).
Renato Bonardi è un artista di alta levatura, forte e delicato allo stesso tempo perché la sua poesia, alla base della materia, è lieve e tenace, perché doma la materia a parole e numeri come un filosofo matematico, perché tra un acquarello e un grès ci sarà sempre una lingua comune che prosegue un racconto da lui iniziato, coi suoi timbri e le sue sgorbie. Dai burattini alle sculture in ferro la sua è arte coerente, tenuta da fili ora visibili ora impercettibili, capace di ironizzare sul quotidiano e per questo di prendere sul serio aspetti materiali e spirituali, dai Pinocchi agli Angeli, è così che una forza analitica e centrifuga si esprime; dalle grafiche ai quadri ai libri di pietra troviamo l’altro aspetto di sintesi, l’impronta della sua mano, la forza centripeta; in ogni scultura ceramica, dal piatto al monolite di lettere al bassorilievo, ecco la ‘summa’ nella plasmabilità di parola e immagine.
Nella storia dell’arte Bonardi si inserisce con personalità chiara e inconfondibile, figlio anche dell’Arte Concreta dei libri illeggibili di Munari, il tutto filtrato e metabolizzato da una mente laboriosa, quasi astrofisica nelle sue espressioni, incessante nel produrre idee e nel raccogliere ricordi di ogni giorno per trasformarle in leggi universali.
Ci sono artisti che rappresentano il mondo, altri che lo immaginano e ce lo propongono secondo nuove visioni, ardite regole, disegni terreni e celesti. Renato Bonardi, amico di molti colleghi dentro e fuori il territorio di Varese, rientra nella seconda squadra, composta da tanti come lui amanti del sogno, della poesia, della necessità di lasciare opere con corpo e anima vicini all’artefice ma capaci di parlare al di là del tempo, valide sempre. E derivate da faticoso lavoro, interiore e di mani, per ammorbidire le materie e dar loro altra vita.
Le oltre 60 opere esposte sono accompagnate da un libro di poesie edito da TraRari TIPI e riportante fedelmente gli autografi originali dell’artista.
Cenni biografici
Renato Bonardi, nato in provincia di Varese, inizia la carriera artistica come grafico di trademark e grafico umorista, collaborando con diversi quotidiani locali (La Prealpina, Il Giornale) varie riviste (Varese Mese, Charter), associazioni (Artigiani, CONI).
Successivamente amplia le proprie esperienze dedicandosi alla pittura e alla scultura, frequentando i laboratori artistici di Carrara, Alte Ceccato di Vicenza, Albisola (SV), Ceramiche il Tondo di Celle Ligure, le Fornaci Ibis di Cunardo (VA). Collabora come illustratore per le Edizioni Salviati di Milano e Loescher di Torino.
La sua ricerca tematica sviluppatasi inizialmente attorno alla simbologia del tempo, dei numeri e delle lettere, si indirizza successivamente all’approfondimento dell’immagine del libro-testo-
scrittura-lettera, indagando sulla possibilità di una interpretazione figurativo-concettuale,
utilizzando materiali come pietra di Vicenza, terracotta, ceramica, alabastro e ferro.
Di lui hanno scritto numerosi critici, con recensioni in testate di settore. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Per tutta la sua vita ha scritto poesie e realizzato acquerelli di grande forza e delicatezza. Un suo libro d’artista, Ed. La Diane Française, è presente alla Biblioteque L. Noucera di Nizza e alla Bibliotèque National di Parigi. Ha realizzato opere monumentali e collocate in varie sedi come: S. Stefano Belbo, Varallo Pombia, Albissola Marina, Parco di Taino, Laveno, Mombello e Castronno.
Baroldi è scomparso prematuramente nel 2013.
Appuntamenti, sempre a ingresso libero, che accompagnano la mostra:
4 maggio, 16.30 inaugurazione, momento musicale con Filippo Silvestri, reading poetico con
Eugenia Marcolli
5 maggio, 16.30 laboratorio di argilla per tutte le età insieme ad Anna Genzi e Anny Ferrario di Atelier Capricorno
11 maggio, alle 16, ambientazioni sonore nelle stanze dell’arte, visite accompagnate alla casa atelier e letture poetiche con Eugenia Marcolli
12 maggio, alle 16 visite accompagnate alla casa atelier e letture con Debora Ferrari e Luca Traini, editori e curatori d’arte.