Claudia Giraudo ci porta nel suo mondo: un mondo popolato da «attori e circensi che stanno per entrare in scena o che ne sono appena usciti. Teatranti che portano un loro messaggio da un’altra dimensione, aiutati dagli animali. Sono affascinata dalla “messa in scena” – afferma l’artista è una delle parole chiave della mia opera».

Questi gli ingredienti di una forma espressiva che è stata una risposta alla solitudine. Una dimensione in cui la Giraudo è cresciuta per necessità, ma ha saputo trasformare in ricchezza. Uno stato di introspezione, uno sguardo dentro se stessi, una consolazione.

«Per me la pittura è stata un rifugio. – sottolinea – La mia casa, un posto magico dove poter star bene. L’odore di pennelli e vernici è qualcosa che mi porto dentro. A casa mia solo la mamma dipingeva come dilettante: io prendevo la sua scatola di colori ad olio e li consumavo dedicandomi alla mia passione! Da sola. Nella mia camera o nel giardinetto della villetta delle vacanze a Sanremo».

«Dipingere è per me un bisogno primario, come dormire e mangiare. – aggiunge – E’ la risposta a una ricerca personale. Non è solo il mio lavoro, è molto di più.
E’ qualcosa che ho dentro, che mi ha salvato».

Dotata di un grande talento, Claudia Giraudo ha trovato la sua strada raffigurando giovinetti catturati nel delicato momento di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Vicino a loro un animale: gatto, iguana, gallo, coniglio … «Per gli animali ho sempre avuto un amore così forte che volevo fare la pittrice o la veterinaria. Ero un maschiaccio: catturavo granchi e lumache e provavo a fargli fare amicizia! Così creavo delle storie che portavo nel mio mondo e, ancora oggi, riproduco nei miei quadri».
Gli animali sono riprodotti con grande precisione scientifica e rappresentano il “Daimon” di cui scrive anche il critico d’arte Angelo Crespi, che ha curato la mostra di Punto sull’Arte “L’età dell’innocenza”.

“Platone (e poi Hillman) chiama daimon questo nostro custode, – racconta Crespi – che non è l’angelo edificante della religione, piuttosto il demone che ci siano scelti prima della nascita e che contraddistingue la nostra anima, il genio che ne determina la qualità, il talento che ci portiamo dentro e a cui dobbiamo ubbidire se vogliamo realizzarci”. La Giraudo ha ritrovato questa suggestione ne “Il codice dell’anima” di James Hillmann, «un testo bellissimo – afferma – che mi ha interrogato molto».

«Rappresento l’animale come daimon e anche come figura totemica. Gli animali hanno una simbologia esoterica molto interessante e profonda che ci permette di avere delle indicazioni sul nostro cammino. Io li uso anche nella mia vita. In uno dei miei quadri esposti a Punto sull’Arte ho inaspettatamente raffigurato Lola, il mio gatto, che è stata con me 18 anni. Non volevo ritrarla, volevo fare un gatto selvatico leopardato del Sudamerica. Ma nel muso mi è venuta lei, è stato istintivo e sorprendente. Perché le opere hanno vita propria: tu pensi di fare una cosa, hai già programmato tutto, e poi non è così. Capita anche con i colori. E’ istintivo. Davanti alla tela bianca sono rilassata, so che mi dirà lei cosa fare».

Claudia Giraudo, che ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Torino e si è formata accanto a grandi artisti come il pittore Ciro Palumbo, di cui è stata assistente e compagna di vita per dieci anni e il bravo pittore romano caravaggesco Roberto Ferri. «Guardo sempre con gioia anche Rembrandt, i suoi disegni, quelli di Leonardo e anche disegni di artisti contemporanei mancati da poco come Massimo Rao. Amo immergermi tra i quadri degli Uffizi e respirarne il profumo.
Giraudo produce al massimo 18 opere all’anno, lavorando «in cicli di tre o quattro opere. Che non sono necessariamente collegate». La mostra di Punto sull’Arte ne propone 15.

“Claudia Giraudo compie in una ricerca pittorica molto raffinata, di estrema cultura, – sottolinea Crespi – che è solo all’apparenza semplice e immediata nei suoi riferimenti estetici: la parte essoterica sollecita alla visione e induce all’adesione, la parte esoterica, come nel caso del capolavoro di Lewis Carroll “Alice nel paese delle meraviglie”, impone invece una riflessione più profonda e razionale: siamo indotti ad una catabasi dentro noi stessi, perché tutti noi abbiamo vissuto la condizione infantile, tutti noi ricordiamo l’età dell’innocenza”.

L’amore per la pittura classica e del Rinascimento si fonde in Giraudo con richiami all’arte moderna, come gli sfondi vuoti, flat, che portano in primo piano la forza dell’immagine.

«I bambini che raffiguro sono molto spesso simili l’uno all’altro. – aggiunge – Potrebbero essere tutti fratelli e sorelle!  C’è un’impronta … mi piace dire che sembrano venire tutti dallo stesso pianeta. Per me sono compagni di vita e messaggeri. Quando li lascio andare, vanno ad accompagnare le vite delle persone che avranno introrno».

Nella pittura di Claudia Giraudo c’è anche un intento propedeutico alla vita di ciascuno: «Nel periodo stroico confuso che stiamo vivendo con il mio lavoro cerco di inviare dei messaggi legati alla mia esperienza. Voglio dire ai giovani di trovare il coraggio di seguire i loro sogni e le loro pulsioni più autentiche. Bisogna farlo! Poi, dopo, vada come vada. Ma bisogna provarci. Io non vengo da una famiglia di artisti né avevo alcun appoggio. Ho fatto tanta fatica, vivendo anche lunghi periodi di crisi personale,  eppure – pain pianino – ho trovato la mia strada».

«Bisogna lasciarsi guidare dal Daimon, la nostra parte invisibile che ci rassicura e ci guida e bisogna avere fiducia: sia nel mondo che in quello che stiamo facendo. Non ci sono garanzie nella vita, bisogna imparare a vivere seguendo quello in cui crediamo. E’ il senso della vita. Cerco di dirlo anche agli adulti: ritrovate in voi quel rifugio, quello spazio interiore che io ho trovato quando ero piccola. Attingete al vostro bambino interiore».

Chiara Ambrosioni

Claudia Giraudo, L’età dell’innocenza
fino al 19 dicembre
curatore Angelo Crespi
Galleria Punto sull’Arte
viale Sant’Antonio, Varese fino al
Orari: martedì – sabato h 10-13 e h 15-19.
Domenica h 15-19.
Catalogo a cura di Angelo Crespi, Edizioni Punto sull’Arte
info@puntosullarte.it