caduto nella Prima Guerra Mondiale
Come già visto la scorsa settimana la città di Como è arricchita dalla presenza di un museo storico, tornato alla ribalta degli onori proprio lo scorso 17 marzo, con oltre millequattrocento visitatori. La storia che gli oggetti vogliono raccontare non si ferma al Risorgimento, ma continua fino all'epoca della Seconda Guerra Mondiale.
La prima guerra mondiale – Si giunge alla sala dedicata a questo conflitto, dopo avere superato, ancora con gli occhi accecati dal rosso delle giubbe garibaldine, un piccolo corridoio intermedio. Qui si trovano i cimeli della campagne d'Africa, fra cui un autografo del re Umberto I, armi abissine, medaglie commemorative della guerra italo-turca.
Il fante della Grande Guerra. È questo manichino ad accogliere il visitatore, completamente equipaggiato: ai suoi lati alcuni cartelli ricordano le trincee, divenuta tristemente famose durante la guerra e cantate nei tristi versi di Ungaretti. La sala è divisa in due: a sinistra, la parte italiana, a destra la compagine austriaca. In entrambe si nota la presenza, accanto ad armi tradizionale, di armi nuove che proprio in occasione del conflitto vennero inaugurate: maschere antigas, guanti a cappello antiipritici, occhiali cromo selezionatori, un campanaccio per l'allarme antigas, sistemi di comunicazioni radio, un esemplare di pistola Mauser. Alla parete è conservata un divisa da aviatore: ecco l'aereo, nuovo strumento militare. Chiude la sala una raccolta di oggetti in legno, come matite, calamai, Crocefissi, confezionati dagli stessi soldati durante le lunghe attese in trincea.
Gli eroi comaschi – Un angolo del museo, il passaggio fra le due sale, è dedicato agli eroi comaschi, caduti in
occasione delle guerre mondiali. Fra i tanti i più famosi sono Sant'Elia, famoso architetto futurista, e Sinigaglia, cannottiere, a cui oggi è dedicato lo stadio della città.
Venini padre e figlio. Senza soluzione d continuità, nella sala dedicata alla Seconda Guerra Mondiale, spiccano i ritratti di Corrado e Giulio Venini, padre e figlio, caduti rispettivamente in occasione del primo e del secondo conflitto. In una teca si conserva la lettere in cui il giovane Giulio annuncia la madre la volontà di patire per il fronte.
I pompieri e la sabbia di El Alamein. Molti altri cimeli caratterizzano la piccola sala. Sulla parete opposta a quella dei Venini è ricordato il 67° Reggimento di fanteria "Legnano", che per quaranta anni fu di stanza a Como. Un elmo da pompiere allude all'aiuto che i vigili del Fuoco comaschi fornirono a Milano bombardata. Una divisa ricorda la Repubblica di salò, estremo tentativo di Mussolini di mantenere il potere.
Come non citare un berretto di lana usato durante la campagna di Russia e, per chiudere, un piccolo contenitore di vetro, che racchiude un po' di sabbia di El Alamein.
La storia, oggi. Si termina la visita al museo storico con una maggiore coscienza della città. Come hanno sottolineato i numerosi visitatori accorsi in occasione dei festeggiamenti dei centocinquanta anni dell'unità d'Italia, è bello scoprire, fra le sale e i cimeli, i visi, gli oggetti, la vita, insomma, di quei personaggi i cui nomi oggi definiscono vie e piazze.