Nei suoi racconti Mario Chiodetti consegna al lettore una parte di sé e tanti frammenti della sua vita. Con uno sguardo disincantato ripercorre momenti della sua storia toccando scelte, incontri e, soprattutto, passioni. In particolare quella per la musica.
“Ho sempre amato la letteratura e la scrittura, ma, dopo il liceo classico, ho scelto di studiare veterinaria. – racconta – Una scelta avventata, visti gli studi fatti e il mio amore per la musica – in casa mia si cantava l’opera – inoltre già collaboravo con la Prealpina. Dopo 34 esami mi sono fermato perché mi hanno assunto alla Mondadori a Milano, nella redazione di Airone: allora ho deciso di fare il giornalista. Poi ho lavorato per più di 12 anni al Touring Club Italiano collaborando con una quarantina di giornali di turismo e scienza, anche se, per inclinazione, amavo la letteratura, l’arte e la musica.
L’amore per la musica mi ha spinto al collezionismo e spendere tutto quello che guadagnavo per comprare libri, dischi a 78 giri, spartiti, foto …. una passione smodata di cui scrivo nel libro”.
Come già “La nostra vita somigliava a un tappeto magico”, EmmeEffe Edizioni, del 2013 – che ha vinto il premio Chiara “Segnalati” del 2015 – “Il disco della Fougez e altre piccole storie”, edito da Menta e Rosmarino, raccoglie “frammenti di memorie”.
“Mi piace ricordare personaggi e luoghi della mia infanzia, che mi hanno segnato in qualche modo. – spiega Chiodetti – Metto molto di me nei racconti”.
Il volume è diviso in ‘Il mondo di ieri’, ‘Natura e avventura’, ‘Intermezzo gattesco’, ‘Momenti noir’ e ‘Sorrisi e lacrime’ e contiene anche uno splendido contributo di Franco Matticchio, illustratore di fama internazionale, autore di copertine, fumetti e graphic novel, oltre che illustratore per il Corriere della Sera e il Sole24Ore. Matticchio vive e lavora a Varese.
“Ho conosciuto Franco quando ha realizzato la copertina dell’altro mio libro, – racconta l’autore – per cui ho pensato subito a lui quando mi hanno proposto di scrivere questo: siamo affini nel modo di sentire e sapevo che avrebbe fatto una bella cosa.
Infatti la copertina de ‘Il disco della Fougez’ mostra tutte le cose che amo e ci sono anch’io!”. Le illustrazioni dell’autore sono precedute da un testo di Chiara Gatti che racconta ‘dell’immaginario contagioso di Matticchio’, che, continua Chiodetti, “Ha appena fatto una mostra a Parigi, dove è stato molto acclamato. Volevo che ci fosse anche perché disegna dei gatti straordinari!”.
Le storie di Chiodetti parlano di memoria da conservare, come quella degli italiani che, grazie alla loro competenza, raggiungevano cantieri lontani, scavi di trafori e costruzione di ponti all’estero. Questa è la storia del nonno Lazzaro, che viene ripercorsa a partire dai documenti e le lettere conservate dal padre.
“Non ho mai conosciuto il nonno Lazzaro perché morì a 56 anni di polmonite, allora incurabile. – afferma l’autore – Si ammalò costruendo un muretto in giardino, ma in realtà la polmonite era una conseguenza della vita infernale che aveva fatto da operaio a contratto. Ho ricostruito il suo percorso lavorativo e di vita. Restava assente per lunghi mesi e scriveva alla moglie. Lei era a casa con i tre figli: mio padre e due sorelle. Quando il nonno mancò mio padre, che studiava canto e sarebbe potuto diventare un bravo tenore vista la sua bellissima voce, dovette lavorare per sostenere la famiglia. Ma in famiglia l’amore per la musica è continuato, anche grazie a mia madre”.
Guidati dalle parole arriviamo poi sul lago di Varese dove Chiodetti, bambino, pescava con il padre e racconta di un mondo lontano, ormai scomparso. Sembra di sentire lo sciabordio delle acque, mentre leggiamo della visita del duca degli Abruzzi che viene portato all’isolino dal proprietario Ponti. In un tempo in cui la pesca dava da vivere a famiglie intere lungo le sponde dell’intero lago, quando ancora si viveva di questa professione e il lago produceva quintali di pesce per i diversi mercati”.
E’ poi il momento del suono delle note e delle parole, a quella passione per libri, dischi di gommalacca e vinile, spartiti, autografi e fotografie di cui Chiodetti scrive: “Per conoscerli e amarli come amici, catturarne i segreti, curare le loro ferite, ho rinunciato a esistere in questo mondo creandone uno personale e privato dove i sentimenti cristallizzati nei romanzi e nelle romanze mi accompagnano nell’incessante vagabondaggio intellettuale”.
Sono le ‘memorie di un disposofobico’, ovvero una persona con un disturbo da accumulo. “Io colleziono veramente tutto in questo campo, ma una delle sezioni più complete è certamente quella del Café chantant e delle sciantose, che erano delle figure professionali del Café. I lavori più introvabili di questo mercato sono senza dubbio i tre dischi acustici incisi da Luciano Molinari che mai nessuno ha visto – neppure i ‘pusher’ del settore – e che cerco da 40 anni, sono rarissimi anche quelli di Totò. E si parla di migliaia di euro”.
“La Fougez del titolo è stata la più grande interprete della rivista negli anni Venti, era una specie di dea. Nata in Puglia, si chiamava Annina Papacena e prese lo pseudonimo Fougez dalla sciantosa Fougère che era passata a cantare da Napoli. La Fougez aveva iniziato a cantare da bambina grazie alla sua voce bellissima. Oltre al raro disco ho raccolto negli anni molto materiale di quest’artista: biografia, autografi, lettere”.
Nel libro di Chiodetti ci sono anche i richiami alla vita varesina del grande cantante Tamagno, l’amore per i gatti, dei brevi gialli ‘con il morto’ e le avventure autobiografiche e divertenti di Marcomauro Tomboletti, “un misto tra Mr.Bean e Fantozzi”.
E ancora a rendercelo indispensabile, la musica nascosta di Moraldo, quella musica delle parole che è ‘il respiro del tempo, la voce della memoria’.
Chiara Ambrosioni