Loredana Raciti sarà presente alla Biennale di Venezia di prossima apertura con una mostra-evento – La Stanza dell'Artista – curata da Fabrizia Buzio Negri. L'abbiamo interpellata a proposito di questa collaborazione e della sua installazione.
Com'è arrivata a collaborare con il critico varesino?
"La scelta di collaborare con Fabrizia Buzio Negri è stata ben ponderata visto il suo degno curriculum. Ha svolto un egregio lavoro firmando il catalogo che sarà editato dalla Leonardo International, inoltre ritengo la curatrice una persona raffinata e di poche parole e molti fatti, dote rara di questi tempi: ha tutta la mia stima e gratitudine".
Dopo la Biennale, quali sono i vostri programmi?
"Le mostre previste per il futuro sono oltre che in Italia anche all'Estero, tra Londra, New York, Miami e Shangai e infine Berlino, ma per ora è prematuro dare date e luoghi espositivi più dettagliati."
Con l'installazione "La Stanza dell'Artista" è lei stessa che si mette a nudo?
"No, non è quello che voglio, ma eventualmente spostare l'attenzione del visitatore su una visione intimistica dell'artista e avere quasi con il visitatore un dialogo attivo di sensazioni".
Ci può spiegare meglio questo "dialogo"?
"Ha a che fare con l'attraversare il mondo ispirativo di un artista e la sensibilità del singolo visitatore, un dialogo fatto di silenzi e visioni, di contemplazione ma anche di emozioni immediate, dove ogni singolo elemento che viene conenuto nella stanza diventa pensiero intimo con l'osservatore".
Una stanza aperta e comunicativa, dunque…
"Sì, dove eventualmente si è a nudo entrambi, artista e visitatore, in quanto entrambi vengono coinvolti dai propri sensi: l'artista dal fuoco ispiratore racchiuso nella stanza, l'osservatore dal suo infrangere quell'eventuale intimità diventandone quasi complice attraverso il suo interloquire silenzioso o curioso, verso quello spazio dell'artista che divene infine del visitatore e non più dell'artista".
Intende così superare la concezione individualistica dell'arte?
"L'arte appartiene pricipalmente a tutti gli esseri umani, senza distinzione di ceti o di Paesi. Questa è, eventualmente, l'unica certa intimità, denudata da incensamenti ridondanti di cui ci dovremmo liberare. L'arte ci appartiene perchè nasce in noi e segue un' intimità universale comunque, che lo vogliamo ammettere oppure no. Essa è libera da preconcetti e da tante elucubrazioni parlando, di fatto, una sola lingua".
Questa lingua una e molteplice dell'arte, sempre più globalizzata, verosimilmente andrà in scena nella 52esima Biennale di Venezia. Loredana Raciti, esploratrice di diversi ambiti espressivi, appartiene consapevolmente a questa epoca di inesauribili contaminazioni.