Meravigliosamente contemplativo – Mi siedo. Di fronte a me, Josè Muñoz concretizza con un gesto forte e un sospiro non trattenuto, quello che Mattotti racconta nei suoi disegni più urbani. Alle mie spalle ci sono i lavori appartenenti al ciclo che dà il nome alla mostra Nelle profondità, opere ospiti delle mura benedettine del Chiostro di Voltorre fino al 28 settembre 2008. La cosa che maggiormente mi stupisce delle opere esposte è effettivamente qualcosa che non dovrebbe per nulla sorprendermi: la sensibilità del Maestro.
Non pensavo che Mattotti dovesse e volesse ritornare alla profondità, con così intensità, con così trasporto. Che sciocca! Un ritorno all'intimità che forse di giorno fa posto ad altro. Chè le grandi sensibilità non crescono costantemente? Non lavorano perennemente?
Non hanno bisogno anch'esse di esercizi meravigliosamente contemplativi? La risposta è: sì.

Voyeur e colpevoli – Mattotti dice che il disegno è il sismografo delle emozioni. E in questa mostra, che raccoglie i disegni privati dell'autore, esse sono il motore che ha fatto muovere la mano del maestro. La mostra si divide in cinque parti. La prima riguarda il progetto denominato Stanze. Una parentesi estremamente intima. Un colloquio silenzioso a due talmente privato, e talmente puro, che il solo fatto di essere osservatori, ci rende un po' voyeur e colpevoli. Quasi a non volere entrare in una parentesi biunivoca tanto importante.
Ma ci sentiamo anche protagonisti di tali scene visto che nel nostro cuore, tutti, serbiamo il ricordo dei primi amori adolescenziali, casti, semplici e densi di emozioni. Forse i "veri amori" come si domanda Mattotti stesso.
La seconda parte della mostra è denominata Nell'acqua, una serie di disegni che ritrae due figure strette in un abbraccio galleggiare in una sorta di mare. Disegni che porteranno poi l'autore a realizzare quelli relativi al film Eros di Michelangelo Antonioni.
Proseguendo ecco la terza parte dell'esposizione: illustrazioni realizzate a carboncino nero, scarni quindi nel colori ma ricchi di gesto e intensità visuale. Sono uno studio sulla solitudine e l'isolamento. Sulla perdita della propria identità. E a lato di essi, nella stessa stanza, sono presenti anche sei immagini più grandi relative allo studio di realtà urbane.
Tali edifici di polvere e carta ci accompagnano alla visione di un video estremamente interessante che racconta la storia dell'artista, raccogliendo interviste a Mattotti stesso ma registrando anche le parole di Kramsky, Enzo D'Alò, Antonio Albanese, Carlo Mazzacurati.
L'esposizione si chiude, quindi, con due ultime parentesi: la narrazione dei grandi spazi nepalesi e dei suoi alberi, che Mattotti sviscera con quel segno ormai noto, e quella a chiusura dell'esposizione, dei quaderni indiani.

La lezione di umiltà – Mi accorgo che la mostra mi ha rapita. Letteralmente. Sono passate due ore. Non c'è più nessuno e mi piace e mi compiaccio di sapere che ho potuto godere, quasi in silenzio di questa meraviglia. Porto con me tale silenzio. Non parlo con nessuno. Non saluto altri illustratori che sono venuti a ri-incontrare un amico. Non saluto Lorenzo.
Trattengo di per me e presso di me ancora per un pò il sentore di quel gioco di forme e di linee del maestro. Spero mi permei ancora per un po'.
"Bisogna accettare il proprio tremolìo, la propria imprecisione", è la lezione di  Lorenzo Mattotti

Lorenzo Mattotti.Nelle Profondità
Chiostro di Voltorre
Piazza Chiostro 23, Gavirate (Va)
inaugurazione 5 giugno ore 18.30
6 giugno 2008 – 28 settembre 2008
a cura di Cristina Taverna e Lorenzo Mattotti
info: 0332 731402
www.chiostrodivoltorre.it