Tra la provincia e il mondo – Alla Fondazione Bandera è stato ospitato il 21 aprile scorso Luca Beatrice curatore di '"No Landscape" – mostra in corso a Busto nell'ambito del progetto "Città visibile" e cocuratore con Beatrice Buscaroli del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia 2009 prossima all'apertura.
Simpatico e coinvolgente il critico d'arte torinese arriva in provincia per intrettenere un pubblico di giovani e da loro prende spunto per la sua conversazione. Un dialogo improvvisato che muove dalla sicura conoscenza di Beatrice ed intrattiene senza noia il pubblico di studenti. Ultimo oratore invitato dallo spazio bustocco ed inserito in una triade di Conversazioni incentrate sull'analisi dello spazio urbano Luca Beatrice prima di dedicarsi agli studenti ha concesso ad artevarese una intervista sul suo prossimo impegno: la 'sezione Italia' della Biennale di Venezia dove sarà affiancato dalla sua attuale critica preferita. L'intervista si è trasformata in una occasione di conoscenza di un personaggio che alterna la sua attività professionale alla passione per cinema, musica e calcio. Poliedrico fan della cultura Luca Beatrice ammette di non aver ancora visto gli interventi dislocati per la città ma la cosa non lo spaventa affatto. "Mi ritengo un militante" ci spiega il critico.
Tra passato e futuro – Militante e amante dell'improvvisazione il critico torinese classe 1961 si sente a suo agio davanti alla telecamera: "Ho fatto televisione come opinionista per Juventus Channell" conferma il critico e non perde occasione per ribadire la sua fede bianconera. Cresciuto sotto l'egida del professore Enrico Crispolti all'Università di Siena, in Toscana Beatrice ha appreso un metodo di studio che tuttora l'accompagna, evolvendosi in diverse direzioni: "Sicuramente Crispolti è stato il mio primo maestro, mi ha insegnato il metodo. Oggi mi sento vicino alla scrittura, alla vitalità e al nomadismo di Achille Bonito Oliva, ma apprezzo anche Vittorio Sgarbi per il suo innato senso dello spettacolo".
Tre uomini e soprattutto una donna, Beatrice Buscaroli è la critica d'arte che Luca Beatrice preferisce oggi: attuale direttore artistico delle Collezioni d'arte della Fondazione Cassa di Risparmio, docente di arte contemporanea dell'Università di Bologna – in una sede distaccata a Ravenna – è anche la compagna del viaggio veneziano intrapreso dal torinese. Un impegno internazionale che dà nuova voce alla sezione Italia inserendosi in una manifestazione artistica fortemente modificata negli anni. La Biennale 2009 riparte proprio dall'appropriamento di una scritta persa negli anni: "Innanzitutto siamo riusciti a riprenderci la scritta Italia. Questo è il primo segno. Si vuole dare una panoramica esaustiva della vitalità della cultura", sottolinea Beatrice.
La rosa degli invitati – Scelti in sinergia dai due curatori i venti artisti invitati alla Biennale 2009 rispecchiano le ultime tendenze che volgono verso l'uso di mezzi e tecnologie che riescono a mescolare più generi espressivi. Musica e cinema sono le basi del background culturale di Beatrice: "Il mito del rock and roll e quello del cinema risalgono alla mia infanzia. Conoscere Sergio Leone è stata una delle emozioni più grandi che ho mai provato. Non a caso ho discusso una tesi in storia del cinema, ma è passato tanto tempo da allora". Due passioni giovanili che integrano altri orizzonti culturali: "L'arte nasce per strada – afferma Beatrice – il fermento naturale viene sempre dal basso".
La Biennale del 2009 parte con un fermento interno di opinioni critiche dette e non dette ma Beatrice a Busto Arsizio sottolinea la validità di questa edizione e delle sue svolte.
Un pò di storia – Storicamente organizzata in Padiglioni nazionali e guidata da una giuria artistica settoriale, alla Biennale di Venezia – giunta all'a 53° edizione – gli artisti ritenuti meritevoli dopo un lungo e attento processo di selezione vengono invitati a partecipare. Una gara quindi organizzata sotto forma di concorso ma, soprattutto, una esposizione ambiziosa che punta a fare il punto della situazione artistica internazionale.
L'esposizione lagunare – apre agli inizi di giugno e coinvolge tutta Venezia – non spezza questa continuità storica: è una grande Mostra internazionale diretta dal critico svedese Daniel Birnabaum – responsabile anche del settore Arti Visive.
In comunicazione e confronto con la grande esposizione internazionale il ruolo dei due curatori italiani si inserisce "in un ottima Mostra internzionale, che ha rispetto per l'opera. L'opera è la vera protagonista. Si chiami fare mundi o make in works questo evento internazionale ha un ottimo pregio: ridare visibilità all'opera d'arte" specifica Beatrice.
Le svolte necessarie – Il torinese si schiera – ma di netto solo nella sua città a favore della Juventus – e fornisce opinioni anche sull'andamento attuale dell'arte italiana, non solo quella scelta con la Buscaroli in previsione della Biennale, ma sul ruolo stesso dei musei nazionali: "Il mio pensiero è un paradosso rispetto alle linee guida di molti – prosegue Beatrice – io ritengo che più che il contenitore (Museo) bisogna rivalutare il contenuto (collezione)". "Il problema in Italia è che ci sono più musei che artisti, i musei sono utili e servono per conservare, ma l'arte nasce al di fuori dei canali ufficiali. Il museo deve avere un ruolo di consacrazione che è successivo. L'arte è da mettere in rete. Oggi bisogna avere il coraggio di essere militanti".
Attento all'artista – produttore di idee poi tradotte in mezzi espressivi validi – e promotore di una scelta di merito che segue criteri in progress. La realtà italiana rappresentata alla Biennale a seguito delle scelte dei due critici è "solo uno sguardo" sottolinea Beatrice. Uno sguardo al futuro.
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