“…Ma la casa mia dov’è? Fellini e la casetta sul porto” (Panozzo Editore, pp. 70, Euro 12) con prefazione di Andrea Purgatori, è la storia narrata da Giorgio Franchini di un gruppo di riminesi, di cui anch’egli faceva parte, impegnati nel progettare il Fellini’s day, quale definitivo abbraccio tra il regista e la sua città natale, il cui atto finale doveva culminare con il dono da parte della comunità di una “casetta sul porto”. Luogo dove Fellini avrebbe potuto rifugiarsi lontano dai riflettori della notorietà condividendo la quotidianità con i suoi concittadini.
In veste di architetto, a Franchini fu affidato l’incarico di allestire le scenografie per il grande evento calibrandolo con l’uscita nelle sale cinematografiche di “E la nave va” in modo da allestire il Grand Hotel con la forma del Rex. Per l’occasione il Grand Hotel assunse la forma sfolgorante del grande transatlantico, mentre a caratteri cubitali, sulle pareti del mitico grattacielo in centro a Rimini, comparve la scritta “Grazie Federico”.
L’atto finale avrebbe dovuto sfociare con la consegna del progetto di quella che sarebbe diventare “la casetta”.
Purtroppo intoppi burocratici e in parte economici dilatarono i tempi di realizzazione, ritardo che i giornali dell’epoca, ironizzando e riferendosi al titolo di una delle prime pellicole di Fellini, definirono “Il Bidone al Maestro”.
Il progetto si infranse a seguito della tragica scomparsa di Marco Arpasella che sin dall’inizio, non solo economicamente, manifestò il sincero desiderio di donare all’amico Federico la casetta sul porto.
“…ma la casa mia dov’è? Fellini e la casetta sul porto” – Panozzo Editore, pp. 70, Euro 12)
Mauro Bianchini