Questione di feeling, cantava Riccardo Cocciante.
E pare che tra la città di Gallarate e il critico d'arte Flavio Caroli, di attrazione ce ne sia stata ben poca fin dall'inizio.
Accusato di scarsa presenza in città e di distacco cronico dal museo, Caroli sta già attuando la sua personale strategia di uscita: il disimpegno dagli organismi del MAGa si tradurrà nella sola consulenza della mostra dedicata all'artista Emile Bernard, prevista per ottobre.
Gli altri nuclei spinosi per il museo di Gallarate sono: i contratti di lavoro e il settore museale della didattica.
Gli approdi forzati sono: la riduzione delle ore di apertura (oggi quasi 60, a fronte delle sole 25 minime richieste per un museo di valore nazionale), la riduzione del personale, che da 28 passa a 21 soggetti, e la spesa del personale, che da oltre 639 mila euro annui si riduce a poco meno di 500 mila. Dunque, tagli su tutti i fronti per un museo partito con slanci e velleità da "multinazionale culturale".
E se va bene pensare in grande, nemmeno si deve scordare che per sua natura un museo civico è finanziato da risorse pubbliche comunali, quindi di tutti i cittadini.
Permetteteci un'ultima breve nota sulla mostra dedicata ad Emile Bernard, per la quale è già stato fissato il tetto massimo di spesa di circa 200mila euro.
Visti i tempi di magra, non ci saranno prestiti di musei internazionali anche perché i capolavori più importanti dell'artista saranno impegnati nella grande rassegna che si terrà al Musèe d'Orsay di Parigi solo tre mesi dopo il MAGa.
E, forse, a qualcuno verrà in mente di fare i bagagli e di andare in trasferta per la grande mostra nella Ville Lumière.