Milano – Nel definire la vita artistica e pubblica di Maria Callas, i più accreditati biografi si affidarono a un’aria del secondo atto della Tosca di Puccini: “Visse d’arte visse d’amore”. Quando morì nella notte tra il 15 e il 16 settembre del 1977, in conseguenza a un arresto cardiocircolatorio, Zeffirelli affermò “La storia dell’opera lirica si divide in due parti: il prima e il dopo la Callas”.

Nata a New York da genitori greci trasferitisi negli U.S.A., prese a soli otto anni le prime lezioni di canto e pianoforte. A seguito della separazione dei genitori tornò in Grecia con la madre iscrivendosi nel ’37 al Conservatorio di Atene.

Due anni dopo interpretando Santuzza nella Cavalleria Rusticana si aggiudicò il primo premio messo in palio dalla stessa scuola. L’Avvento della seconda guerra mondiale non fermò il calendario dei suoi concerti caratterizzato dalle più importanti arie classiche e liriche. Il ritorno a New York alla fine degli anni ’40, non le fu favorevole; l’audizione al Metropolitan Opera House ebbe risultato negativo.

Ma il talento della Divina, come venne in seguito definita, non sfuggi a Giovanni Zenatello, Direttore artistico dell’Arena di Verona che le propose un contratto per interpretare la Gioconda di Amilcare Ponchielli.

In quegli anni iniziarono anche i tumulti sentimentali. Nella città scaligera incontrò, innamorandosene perdutamente, Giovanni Battista Meneghini, definito in uno storico articolo di Natalia Aspesi ‘un industrialotto più vecchio di lei di 28 anni, prodigo nel sommergerla di pellicce e gioielli’.

Da quel momento la sua ascesa fu inarrestabile e il trionfale ingresso alla Scala avvenne nel 1951. Fu grandiosamente Anna Bolena, Aida, Fedora, Isolda, Norma, ma soprattutto Medea, poi reinterpretata nel film di Pasolini, nei confronti del quale visse un’intima sudditanza intellettuale  e un appassionato amore platonico.

La sua casa artistica per eccellenza le rende omaggio con la bella e intensa mostra “Maria Callas in scena. Gli anni della Scala”, a cura di Margherita Palli, allestita negli spazi del Museo della Scala diretto da Donatella Brunazzi. Da un’idea di Alexander Pereira.

Video, fotografie, bozzetti di scena, costumi, manifesti testimoniano la storia di stagioni uniche e indimenticabili. Fu diretta da Leonard Bernstein e Herbert von Karajan.        Zeffirelli disegnò per lei mirabili scenografie. Visconti le insegnò l’eleganze dei gesti e il dominio della scena al pari di Sarah Bernhardt e Eleonora Duse.
Per la Divina la Scala fu trionfo e declino.

Le continue delusioni sentimentali unite all’incedere di problemi cardiovascolari alimentarono bizze, capricci, infantili ripicche, pubbliche scenate, precludendole l’attuazione di numerosi contratti.

A soli 39 anni, già malata, nel maggio del ’62, interpretò Medea. Non fu un trionfo, ma il loggione da sempre pronto a sommergere con bordate di fischi ogni interpretazione mal riuscita, in profondo rispetto nei confronti di quella che fu una delle più grandi voci liriche, rimase in silenzio segnando proprio il presagio della fine.

“Maria Callas in scena. Gli anni della Scala” – Milano, Teatro alla Scala, Piazza della Scala. Fino al 31 gennaio 2018. Orari: tutti i giorni 9-17. Ingresso: intero 9 Euro, ridotto 6 Euro.

Mauro Bianchini